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Colombia, se il Carnevale si fa cultura dell’incontro

Mónica Benavides martedì 23 gennaio 2024
In America Latina, la Chiesa, attraverso i documenti delle Conferenze Generali dell'Episcopato, il Sinodo dell'Amazzonia e i processi locali, insiste sull'importanza di riconoscere il poliedro culturale delle differenze che ci caratterizza. Così come rendere visibili e rivendicare le molteplici espressioni e modalità di congiuntura che emergono dai popoli. Per questo motivo, vorrei raccontare circa un Carnevale epico che si celebra nel sud della Colombia, a Nariño, che intreccia le diversità del tessuto bioculturale attraverso l'arte, con un potenziale innovativo. Lo spirito del Carnevale articola la memoria collettiva e lo sguardo critico attraverso il gioco che diventa contatto fisico quando la creazione di sogni del futuro viene accarezzata con il colore. Il “Carnevale dei Neri e dei Bianchi” è Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità. Nasce con le tradizioni andine per poi integrare le culture africane ed europee presenti sul territorio, favorendo la miscegenazione. Il riconoscimento dell'interculturalità ha fatto fiorire la vita in tutte le sue espressioni. Gli abitanti sono consapevoli del valore di questa eredità che unisce il passato al presente e crea una nuova alba per la sua gente. Per questo, giocando a dipingere di colore i corpi degli abitanti e dei visitatori, esprimono, da un lato, che sotto il colore della pelle siamo tutti uguali e, dall'altro, che è bello apprezzare le reciproche differenze. Ogni essere nella sua gamma di colori intreccia l'unità nella molteplicità delle comunità che si intrecciano come ecosistemi viventi, in continua trasformazione. Il suo preludio è l'Arcobaleno sull'asfalto, ovvero l'arte di strada effimera che dà risalto alle strade cittadine, trasformandole in luoghi di incontro e tele per la comunità che può liberare la propria capacità artistica e disegnare ciò che sente. L'iniziativa promuove la partecipazione dei cittadini, dà libero sfogo all'immaginazione, dà vita ai marciapiedi e crea legami tra i pittori. Poi, durante la sfilata degli Anni Vecchi, che è impregnata della gioia e dell'identità della popolazione, accade qualcosa di inedito. È come se ci fosse un accordo collettivo per liberare la femminilità degli uomini di tutte le età. Le vedove - uomini vestiti da donna - e gli anni vecchi - bambole o carri costruiti con arte, umorismo e arguzia - scendono in strada, lasciando un testamento al Paese. I cultisti giocano con l'ironia, posizionando una visione critica dei diversi problemi vissuti durante l'anno e aiutano a fare la transizione dal tempo vecchio al tempo nuovo. L'offerta alla Madre Terra esprime l'amore e il legame con lei. I gruppi coreografici aprono Il Canto alla Terra, in cui evocano ecosistemi, saperi e spiritualità del territorio, in un amalgama culturale innovativa che tocca il cuore dei presenti. Il Carnevale dà spazio alle nuove generazioni per appropriarsi della partecipazione con il popolo. Ognuno abbraccia con orgoglio la Senda del Carnaval presentando magnifiche creazioni di danza, musicisti di strada, comparse, carri e costumi impreziositi da costumi e disegni unici. Gli artisti, gli artigiani e i maestri culturali sono i custodi della memoria collettiva. Mantengono e conservano la conoscenza dell'eredità ancestrale che percorre il Cammino del Carnevale come un palcoscenico di conoscenza che emerge dal basso, scrivendo un'altra storia, con un altro modo di vedere, interpretare e vivere la realtà. Quanto sopra, visto dal cammino sinodale, è riconoscere altri modi di camminare insieme, nell'ascolto e nella valorizzazione delle diversità che accompagnano la vita quotidiana dei popoli. © riproduzione riservata