La correttezza nel pagamento dei contributi per la lavoratrice domestica, colf o badante - scade oggi il secondo trimestre del 2012 - mette al riparo dall'inevitabile «fastidio» di fare in seguito i conti direttamente con l'Inps. Purtroppo le difficili condizioni economiche in cui versano molte famiglie non favoriscono questa regolarità. Al contrario, sorvolando su queste difficoltà, l'Istituto della previdenza sta dedicando un'attenzione particolare ai datori di lavoro cosiddetti «silenti». Si tratta di famiglie o singoli che risultano registrati come datori di lavoro domestico ancora attivi, anche se, a partire da una certa data, non hanno effettuato alcun versamento di contributi.Le operazioni di controllo in corso sui «silenti» riguardano le famiglie che hanno denunciato un rapporto di lavoro domestico entro il 31 dicembre 2009 e che hanno regolarmente pagato (tutto o in parte) fino all'ultimo periodo coperto, al quale è poi seguito un periodo di «silenzio» di notizie o di altri versamenti. Questi datori sono stati invitati a comunicare formalmente l'eventuale chiusura del rapporto con la colf o la badante, oppure a segnalare il pagamento successivo dei trimestri scoperti.Per chi non ha ancora risposto, il silenzio persistente costa caro. In assenza di alcun riscontro e dovendo sistemare le posizioni contributive prima che intervenga la prescrizione, l'Inps sta procedendo in questi giorni ad emettere un avviso bonario, primo passo per la riscossione coattiva dei versamenti mancanti. Ma siamo solo all'inizio di una vera battuta di caccia, perché dal prossimo settembre gli avvisi bonari saranno inviati indistintamente a tutti i datori di lavoro domestico che presentano una qualsiasi irregolarità.
Sanatoria immigrati. L'ultima corsa alla sanatoria di colf e badanti irregolari risale a settembre 2009, nell'operazione di «emersione» di stranieri occupati in nero (legge 102/2009). All'epoca la sanatoria fu favorita dal versamento una tantum di 500 euro per lavoratore. Tuttavia non tutte le richieste, in particolare delle famiglie, sono andate a buon fine, a volte per rinuncia degli interessati. Ancora oggi l'Inps ha in lavorazione diverse pratiche. La loro chiusura prevede il «rigetto» della domanda in assenza dei requisiti richiesti dalla legge. Decade così la regolarizzazione, ma sono in ogni caso dovuti i contributi per il lavoro già svolto dalla colf in attesa della definizione della procedura di emersione. Si passa invece alla completa «archiviazione» se è stata accertata l'assenza di prove su un'effettiva prestazione lavorativa.Su quel vicino passato è ritornata il 6 luglio scorso la Corte costituzionale (sentenza 172/2012) per dichiarare illegittimo il meccanismo automatico di rigetto della domanda di emersione quando il lavoratore risulta aver commesso reati penali. La Corte ha aggiunto che deve essere lasciata alla pubblica amministrazione la facoltà di valutare la pericolosità dello straniero.