Col magnifico «Te Deum» di Hasse torna a splendere la luce della fede
Fu infatti Kapellmeister a Dresda al servizio del Re di Polonia ed Elettore di Sassonia, compositore ufficiale presso la Corte imperiale asburgica a Vienna e maestro del coro presso l'Ospedale degli Incurabili in quel di Venezia, ma oggi il suo nome torna a riaffiorare solo in occasione di alcuni sporadici progetti discografici che attingono qua e là all'interno di un vastissimo catalogo che spazia un po' tra tutti i generi, le forme e gli stili di un'epoca musicale ricca di fermenti innovativi.
Come quello firmato dal direttore Matthias Jung che, a capo dell'ensemble corale Sächsisches Vocalensemble e di quello strumentale della Batzdorfer Hofkapelle, ha impaginato un'antologia di opere sacre differenti per origine, ispirazione e destinazione liturgica (cd pubblicato da Cpo e distribuito da Sound and Music); vi troviamo raccolti due diversi adattamenti dell'inno Tantum ergo, le antifone mariane Regina coeli e Sub tuum presidium insieme con il maestoso affresco policromo delle Litaniae Lauretanae, che in oltre venti minuti di plastica eleganza e commovente bellezza si avvicinano alle più alte vette della devozione alla Vergine.
Ma è lo squillante ed energico Te Deum in re maggiore (la versione più celebre delle quattro attribuite ad Hasse, eseguita per la prima volta nel 1751) il brano prescelto per inaugurare il disco: un biglietto da visita attraverso cui il maestro sassone, nell'innalzare il canto di lode, gloria e ringraziamento a Dio, ci chiede di non tornare a oscurare il bagliore della sua stella artistica.