CITTÀ PROIBITA
Cina, quasi estate, due ragazzi sotto la luna. Di che cos'hai paura?, lui dice a lei. Il mondo ci guarda, il governo non vuole guai, stai tranquilla. Riuscirò a dimostrare a mio padre che tutto sta cambiando. Quelle luci? Solo lampi di caldo: non averne paura. Ma non si tratta solo di lampi. Città proibita, incisa dai Pooh nell'album Uomini soli del 1990, è stata la prima canzone italiana - nonché una delle pochissime - capace di testimoniare in musica piazza Tienanmen, Cina, giugno 1989.
Protagonisti, due ragazzi: ma non una storia d'amore. È la storia, invece, di una generazione decisa a cambiare le regole, come scrisse Valerio Negrini, per cancellare finalmente la «città proibita», ogni luogo impenetrabile di potere. Il domani atteso, però, non arriva mai, e quelle luci non sono affatto semplici avvisaglie di un temporale estivo. E il ragazzo, alla fine, lo canta e ce lo fa cantare. «Come mai anche i cani han paura? Perché i soldati sono in piedi e non ridono più?» C'è «vento di polvere, sulla luna di Tienanmen»: e quello che sta per succedere, attraverso i notiziari dei telegiornali del mondo, sta già diventando icona tragica di una fine millennio. Chissà quei ragazzi che in piazza e sotto la luna hanno avuto il tempo di dirsi, come nella canzone, «abbracciami». Prima di diventare, senza averlo mai voluto, eroi senza nome.