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“Citadel: Diana” Una spy story all’italiana tra bene e male

Andrea Fagioli giovedì 17 ottobre 2024
«Divente-rai una di loro ma resterai una di noi»: ecco spiegato il concetto di spia. Stando almeno a Gabriele (alias Filippo Nigro), esponente dell’organizzazione segreta Citadel, un’agenzia di spionaggio che protegge il mondo da minacce globali. «E ricordati – dice alla neoagente 3-0-8, Diana Cavalieri (Matilda De Angelis), appena pronta alla missione dopo un lungo addestramento –: noi siamo i buoni». Il che vuol dire che ci sono anche i cattivi (e nemmeno poco) e di conseguenza l’eterna lotta tra bene e male. Non potrebbe essere diversamente in una spy story intrigante come quella che ci propone la serie tv Citadel: Diana, interamente disponibile su Prime Video con i sei episodi della prima stagione a cui, visto il finale che ovviamente non sveliamo, ne seguirà senz’altro un’altra. La serie, che si rifà alla statunitense Citadel (anch’essa disponibile su Prime Video), è prodotta nella versione italiana da Cattleya e Amazon Mgm Studios, con gli Agbo studios dei fratelli Anthony e Joe Russo, è scritta da Gina Gardini e Alessandro Fabbri, diretta da Arnaldo Catinari, e può essere definita parzialmente fantascientifica, nel senso che la vicenda è ambientata a Milano nel 2030 e la tecnologia è particolarmente avanzata, ma i continui rimandi ad anni precedenti, con i consueti flashback, fanno sì che il passato narrativo sia il nostro presente. La vicenda è incentrata sul personaggio di Diana, agente di Citadel infiltrata nelle fila di Manticore, l’agenzia segreta rivale, un’organizzazione internazionale di dominio sul mondo fondata per manipolare gli eventi globali al servizio di un ristretto gruppo di potere distribuito tra Francia, Germania e Italia. I rappresentanti di Manticore Italia, con cui Diana (ben interpretata dalla De Angelis) si trova alle prese in più e diverse circostanze, sono i componenti della famiglia Zani, in particolare il padre, il perfido Ettore (un ottimo Maurizio Lombardi), e il figlio Edoardo (Lorenzo Cervasio), idealista, migliore sicuramente del padre, ma anche capacissimo ideatore di armi distruttive. Tra doppi giochi, colpi di scena e azioni spettacolari (qualcuna anche un po’ troppo forzata), Diana si dimostra abile e coraggiosa, ma anche fragile per le vicende familiari, per essere rimasta sola con la sorella dopo la misteriosa morte dei genitori a cui si aggiunge la malattia (la sindrome di Ménière). Chiamata ad essere lucida e fredda, Diana, con il particolare taglio asimmetrico dei capelli, è una donna con emozioni complesse. Ed è proprio la forte caratterizzazione dei personaggi con lo scavo nelle loro psicologie un punto di forza della serie, che ovviamente coinvolge anche per la storia di spionaggio in sé, per le ambientazioni, per un saggio uso delle musiche e persino per il misto di lingue utilizzate nel corso degli incontri tra i vari esponenti internazionali di Manticore. © riproduzione riservata