Dopo il caso Elisa Claps in versione fiction (Rai 1) e in versione docuserie (Sky), la cronaca nera continua a ispirare la narrazione televisiva di questi giorni. Va però detto che la serie Circeo, in onda il martedì in prima serata su Rai 1, più che sulla morbosità della storia di rapimento, stupro, tortura e omicidio, che si lascia solo immaginare, punta sul conseguente processo e soprattutto rilegge i fatti e analizza il contesto dalla parte delle donne: le vittime, la sopravvissuta tra le due ragazze martoriate, coloro che si battono per la revisione della legge sulla violenza sessuale (considerata un’offesa alla pubblica morale e non ancora un crimine contro la persona), aggiungendo anche un personaggio di fantasia, l’avvocato Teresa Capogrossi (Greta Scarano), che rappresenta tutte le donne che sono state vicine a Donatella Colasanti (Ambrosia Caldarelli), la sopravvissuta, appunto, al massacro del 1975 in una villa della località di mare in provincia di Latina. La serie di Rai1 (diretta da Andrea Molaioli, scritta da Flaminia Gressi, Lisa Nur Sultan e Viola Rispoli) è quindi ben lontana dalla mistificazione che ha contraddistinto il più recente racconto sulla stessa vicenda: il film La scuola cattolica di Stefano Mordini in cui il misfatto diventa conseguenza della formazione ricevuta in un istituto religioso da parte dei giovani di famiglia bene responsabili della cieca violenza. In Circeo, semmai, ci sono delle semplificazioni che rendono banalmente didascalici alcuni personaggi e non pochi momenti della vicenda, compreso il finale del secondo episodio con l’incitamento della Capogrossi a cambiare il Paese facendo vedere di cosa sono capaci le donne quando s’arrabbiano e a seguire immagini di repertorio con le manifestazioni femministe dell’epoca. Per cui, fatte salve le buone intenzioni, resta qualche dubbio sulla realizzazione.
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