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Circa gli insulti

Erri De Luca sabato 13 luglio 2024
Su Internet è diffusa l’usanza dell’insulto. Senza arrivare alla calunnia e alla diffamazione, per le quali si procede con querela, è diventato normale trovare nei propri profili una sequenza di maledizioni anonime. Naturalmente c’è il termine inglese pronto all’uso con la sua definizione che non definisce: “haters”. Con il verbo “to hate”, odiare, si classifica una serie assortita di interventi ostili. L’odio resta per me un disturbo sentimentale che nuoce a chi lo nutre, senza provocare danno alcuno al destinatario. Per ottenere un minimo di risultato l’insulto dovrebbe far ridere, mettere in ridicolo. Ma chi soffre del disordine emotivo dell’odio è incapace di ironia. Mi capita di ricevere commenti ostili su qualunque argomento mi pronuncio. Provo a spiegare l’effetto su di me. Ho un’educazione napoletana che mi difende. Il suo termine non inglese e perciò preciso è strafottenza, dove il prefisso intensivo stra esprime il grado di invulnerabilità raggiunto dal mio sistema nervoso. Malgrado la sua manifesta impotenza, il disturbato procede ugualmente con i suoi vani rancori. Usa il canale sociale come sfogatoio. Ha l’impressione di liberarsi della sua pena, con effetto di chi si gratta la rogna, aggravandola. Risultato finale della sua azione sarà sempre e comunque di dare importanza all’insultato, che sentitamente ringrazia. © riproduzione riservata