«The voice» della radiocronaca di «Tutto il calcio minuto per minuto» è stato lui, Sandro Ciotti. Sandro, l'unico figlio maschio del sor Gino, antesignano del giornalista freelance di inizio secolo e narratore innamorato della sua città raccontata in “Aria sui ponti di Roma”. I Ciotti hanno sempre vissuto lì, nel cuore della Roma tiberina, a Piazza della Libertà. Un predestinato fin dal battesimo Sandrino, per padrino ebbe il poeta Trilussa. «Erano amici con papà e lavoravano insieme al settimanale satirico “Il Settebello”», ricordava Ciotti aprendomi il salone di casa sua ricolmo di libri, dischi jazz e di foto di quando giocava nelle giovanili della Lazio. Mediano di spinta della Nazionale universitaria e poi punta di diamante alla radio. «Mi vennero a cercare due giovani colleghi, Enrico Ameri e Paolo Valenti per propormi una trasmissione radiofonica che si chiamava “Ko: Incontro e scontro della settimana sportiva”». Sport, musica e parole, quasi un “Alto gradimento” dei geniacci Arbore e Boncompagni. Ma la voce non era ancora quella del corvo intonato e ammaliante. «Accadde durante le Olimpiadi di Messico '68. E quel giorno sotto un acquazzone monsonico mi feci 14 ore filate di diretta. Alla fine ero stremato e mi accorsi di quell'abbassamento che peggiorò il giorno dopo, fino a determinare quel timbro che mi sono portato appresso per tutta la vita...». Poteva essere l'inizio della fine, e invece una voce così non abbiamo mai smesso di “ascoltarla”.