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Cinque anni a Palazzo Madama «Pil aumentato di due punti»

Paolo Massobrio, Giorgio Calabrese giovedì 9 novembre 2017
di Davide Imeneo «Dal ‘70 in avanti si è solo distrutto: si sostituisce un valore, ma cosa si propone al suo posto? Siamo rimasti degli immaturi, dei bambini: come se le ideologie sessantottine non fossero mai state realmente “digerite”», questo quanto afferma il Presidente della Commissione Giustizia del Senato, Nico D’Ascola, proviamo a capirne di più chiedendo di concretizzare il concetto. «Stiamo discutendo la legge sul cognome dei figli; la Corte Costituzionale ha detto che l’ordinamento andrebbe rivisto in virtù del principio costituzionale di uguaglianza. Il Parlamento – spiega –
si deve necessariamente adeguare: il problema, però, non è tanto il principio, ma il metodo di attuazione. In Italia si sta andando verso una direzione: si immagina di posticipare tale scelta dopo il matrimonio, quindi incrementando il rischio di crisi coniugali, con un sistema cervellotico che prevede la trasmissione contestuale dei cognomi delegando al figlio, giunto alla maggiore età, la scelta definitiva. Usando il buon senso si potrà percepire come sarà inevitabile giungere a conflittualità domestiche: ma una legge può essere una causa della distruzione di una famiglia? Questo accade quando si usano solo criteri ideologici nel legiferare». Eppure sembrerebbe che, ad oggi, l’Italia avrebbe altre urgenze. «Serve mantenere questo trend di riforme e di buona amministrazione dello Stato – afferma il senatore Nico D’Ascola – l’Italia era al – 0,4% del Pil, oggi è al +1,5%. Sono numeri che infondono fiducia, ma solo questo non basta. Ci siamo confrontati con tre enormi crisi: economica, la più grande contrazione dal 1929 in avanti; migratoria, con risultati estremamente favorevoli soprattutto negli ultimi periodi; e terroristica, in cui lo Stato ha dato dimostrazione di essersi difeso anche meglio degli altri paesi con strutture investigative di primo piano». Un Paese, l’Italia, che si appresta al ritorno alle urne. Ed in particolare un Mezzogiorno chiamato a scegliere i nuovi rappresentanti. Ma quali politiche per la Calabria? «Essenzialmente due – dice D’Ascola che è stato candidato alla carica di governatore con l’Ncd – quelle dello Sviluppo Economico e quelle Sociali; se non esiste un piano condiviso su questi aspetti, allora si continuerà ciascuno a curare il proprio orticello». A proposito di Meridione, i risultati elettorali in Sicilia sono poco confortanti per il partito di D’Ascola: «Indubbiamente si registra una vittoria del Centrodestra e del Movimento Cinque Stelle – conclude il senatore reggino – la nostra coalizione è stata sconfitta; probabilmente in questo caso si pagano gli errori della politica fatta in questi anni».