Il cibo italiano vince nel mondo. Lo si è già detto più volte, ma è importante ripeterlo: nonostante la crisi, superando tutte le mode, vincendo tutti i concorrenti (anche quelli sleali) l'Italia dell'agroalimentare cresce, si consolida, porta in giro per il pianeta la nostra faccia migliore. Come la moda, la cultura e tutta l'arte e la storia di cui siamo (troppo poco orgogliosamente) detentori. A darne prova sono le statistiche e l'attenzione che gli investitori esteri pongono sulle nostre industrie e sulle nostre terre. Stando ai dati Federalimentare 2013, un prodotto alimentare italiano su cinque viene venduto all'estero e quasi il 40% delle imprese alimentari è già impegnato sui mercati internazionali. L'export alimentare nel 2013 ha fatto registrare un giro d'affari di 27 miliardi di euro, con un incremento del 6,5% sull'anno precedente. Il prodotto italiano viene esportato ovunque: 62,5% in Europa, 10,6% negli Usa, 1,8% in America Latina, 1,5% in Australia, 1,7% in Medio Oriente, 5,3% in Asia, 0,7% nel Sud Est Asiatico.I numeri positivi non devono però nascondere le magagne che le filiere agroalimentare e agroindustriale contengono: le tensioni fra produzione e distribuzione, la differenza di valore aggiunto fra i diversi passaggi della catena alimentare, i costi di produzione ancora troppo alti, la stagnazione dei mercati interni, le difficoltà di aggregazione dell'offerta. Ma proprio nei padiglioni di Cibus, il 17esimo salone internazionale dell'alimentazione che aprirà i battenti domani a Parma, si dovrebbe cogliere – stando ai rumors della vigilia – un dato di fondo: la richiesta di cibo italiano da ogni angolo del pianeta sta rapidamente crescendo e la nostra produzione sta cercando di uscire dalla classificazione di prodotto di nicchia per divenire prodotto di largo consumo, arrivando sugli scaffali della grande distribuzione estera. Un salto di livello, insomma, dal mercato per pochi a quello per (quasi) tutti. Una prospettiva che dovrebbe aprire nuovi orizzonti per le nostre imprese e che va quindi coltivata con attenzione. Per questo, a quanto pare, le aziende alimentari hanno messo a punto centinaia di nuovi prodotti che verranno presentati a Parma. In Italia e all'estero, infatti, sembra si stiano facendo largo nuovi stili di consumo alimentare (uno per tutti, quello dei prodotti salutistici) e nuove procedure di preparazione industriale e culinaria, accompagnate dal ritorno a vecchie abitudini, come il cucinare da sè anche nelle grandi occasioni.