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Ciao Patrizia, a presto Piergiorgio

Alfonso Berardinelli venerdì 7 ottobre 2022
Forse è solo un'impressione, ma in questo 2022 mi sembra che all'improvviso siano scomparse più persone e “personaggi” pubblicamente noti. Tra loro due miei grandi amici, quelli con cui per decenni ho parlato di più: conversazioni interminabili in cui non si lasciava un argomento senza averlo girato e rigirato da tutte le parti. Ho perso prima Piergiorgio Bellocchio e subito dopo Patrizia Cavalli, due scrittori di cui non ho saputo scrivere i necrologi, lei poeta, lui saggista, in cui la naturalezza era tutto e l'ambizione social-letteraria quasi niente. Avevano questo in comune: per loro scrivere non era lavoro e sforzo, ma istinto imprevedibile, pratica di igiene mentale, sollievo e piacere. Non seguivano strategie editoriali e autopromozionali. La loro libertà e indipendenza erano tanto inflessibili quanto spontanee. Nelle prose di lui, nei versi di lei, la letteratura non era un abito professionale, era l'incoercibile manifestazione di verità contingenti (quelle assolute chi le raggiunge?). Scrivevano solo quanto doveva essere scritto, niente di più, niente di troppo. Non progettavano libri da vendere. Il genere letterario di Bellocchio era la prosa morale e civile, fatta di riflessioni storiche sui mutamenti sociali dell'ultimo secolo, dalla vecchia, ipocrita ma decente età borghese alla nuova, esibizionistica e volgare società di massa. Prima e più che scrittore, era un lettore di autori classici e di giornali, confrontando i quali il suo stile diventava facilmente satirico: la satira è di per sé pessimistica, giudica il presente con il metro del passato e trova che il cosiddetto progresso è spesso regresso, perdita e scadimento. I suoi libri più recenti sono Un seme di umanità (Quodlibet) sulla narrativa moderna e Diario del Novecento (il Saggiatore). Patrizia Cavalli ha tradotto in veri versi italiani una lingua parlata spinta verso la sua musicalità naturale eppure classica, con umoristica, desolata, disarmata arguzia aforistica. Dal suo ultimo libro Vita meravigliosa (Einaudi) cito la prima strofa di un sonetto: «Parla a se stesso il pazzo e si consola / e il santo parla solitario a Dio. / E io a chi parlo quando parlo da sola? / Parlo a qualcuno che non sono io».
Ciao Patrizia, a presto Piergiorgio.