«Ora, lui, Vidme, per parecchi anni è andato per il mondo convinto che è blasfemo parlare del divino e di Dio. Espressioni di questo tipo non le usa lui. O comunque se uno usa espressioni come il divino o Dio, allora non deve voler dire niente di più. E una volta formulato questo pensiero, Vidme si è immaginato tutte quelle persone confuse che hanno cercato un senso alla propria vita dicendo che è il volere di Dio e che succederà questo e quello, perché il buio è stato pesante, il vento forte, l’amore è stato, come sempre, a metà tra uccidere l’altro e preoccuparsi per l’altro, il mare è stato troppo duro, i parti ancora più duri e sopra tutto quanto c’era un enorme cielo. E poi una chiesa, una casa di preghiera sulle montagne. Un cimitero sotto la pioggia nell’oscurità. E ci deve pur essere un senso in tutto questo». Jon Fosse, premio Nobel per la letteratura nel 2023, narratore norvegese, non ha nascosto il suo essere diventato cattolico. In questa pagina di Melancholia I-II (La Nave di Teseo) un personaggio del romanzo guarda all’insieme della sua vita e scorge nell’affastellarsi dei gesti terreni qualcosa che rimanda a un senso. Era stato il filosofo austriaco (non credente) Ludwig Wittgestein a scrivere: «La preghiera è il pensiero sul senso del mondo».
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