Lo scopo della mafia è l'illecito arricchimento. Nient'altro. Il giudice Rocco Chinnici lo sapeva bene. Lo aveva ripetuto più volte prima di essere ucciso in un attentato senza precedenti, una strage come quelle che allora avvenivano solo in Libano. Insomma, Palermo come Beirut, proprio come il titolo del documentario andato in onda sabato 28 luglio alle 22.10 su Rai Storia alla vigilia del trentacinquesimo anniversario dell'uccisione di Chinnici, dei due uomini della scorta (il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta) e di Stefano Li Sacchi, il portiere dello stabile dove il giudice viveva con la famiglia, con quei figli a cui aveva appena dato il consueto bacio in fronte prima di uscire di casa per l'ultima volta. «Quando scesero in strada, ancora in pigiama, dopo il tremendo boato, i miei fratelli – racconta la figlia maggiore di Chinnici, Caterina, anche lei magistrato, che quella mattina era già uscita per andare al lavoro – si trovarono di fronte a uno strazio terribile, a uno scenario di guerra». Sul marciapiede c'erano i corpi dilaniati di quattro uomini tra cui quello del proprio padre. Palermo era tragicamente abituata al suono delle sirene, ma quella mattina del 29 luglio 1983 per la prima volta si era usato l'esplosivo per colpire un rappresentante delle istituzioni. Solo dopo sarebbe divenuta una tecnica ordinaria nella sua mostruosa consuetudine e straordinaria nella precisione dell'azione criminale. L'attentato di Capaci contro Giovanni Falcone diventerà l'esempio massimo tra le stragi mafiose di stampo terroristico. Chinnici aveva coscienza che non esisteva più la mafia di una volta, quella del feudo o del tabacco. La mafia che si avviava al nuovo millennio era diventata imprenditrice. Il documentario di Rai Storia lo racconta bene attraverso soprattutto la testimonianza dell'ex generale dei carabinieri Angiolo Pellegrini e la rilettura dei fatti da parte dello storico Salvatore Lupo. Il taglio è quello classico dei documentari di questo genere con il supporto di immagini di repertorio e brani di telegiornale. Ma nella Storia di Rocco Chinnici, come recita il sottotitolo, c'è qualcosa di più: c'è l'inquadramento storico, anno per anno, che serve a dare una cornice e favorire la comprensione di come si sia arrivati al punto più alto dello scontro tra la mafia lo Stato.