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Chi è a digiuno di digiuno

Pier Giorgio Liverani domenica 9 marzo 2003
Il digiuno è una pratica religiosa antichissima: prima ebraica e poi cristiana, ma per La Stampa (mercoledì 5) si tratta di «una pratica gandhiana». Passi. Peggio Alberto Arbasino, che sempre sulla Stampa (giovedì 6), irride con Lisistrata e invita anche gli uomini ad «astenersi» dalle mogli. Molto peggio il modo in cui, contro l'attenzione e il rispetto generale, anzi nonostante la diffusa adesione, anche di non credenti, all'invito religioso del Papa, alcuni quotidiani hanno trattato il digiuno penitenziale per la pace del giorno delle Ceneri Per esempio, Libero (mercoledì 5) ha parlato del «digiuno (a tavola) dei politici pacifisti». Il Tempo ha ripreso «la domanda echeggiata al Tg5: "Cosa faranno oggi le principali trasmissioni enogastronomiche della Tv?"» e ha proposto: «E allora asteniamoci con la pizza di Topolino». Già: quest'anno c'è la guerra e allora divertiamoci. Come ha fatto il Manifesto: «Oddio, domani c'è il digiuno del papa e non so cosa mettermi» (martedì 4). E il giorno 5, nel fondo: «Prendendo atto della storica novità, decidono di restare senza pranzo anche molti mangiapreti» (ma l'autore continua a mangiarli); «c'è già un diluvio di crisi d'inappetenza». Infine, il giorno dopo: «Al Manifesto non hanno mangiato in cinque, gli altri si sono avventati su pane e porchetta. Più della pace poté il digiuno». A costoro vorrei segnalare, per aiutarli a capire che cosa, per i cristiani, vuol dire digiunare, il bell'articolo di Pietro Scoppola sulla "laica" Repubblica (mercoledì 5). Sempre sul Manifesto era apparsa (martedì 4) la lettera di una signora evangelica battista: «Digiunerò per la pace, ma non il 5 marzo, giorno indicato dal papa, perché il suo appello è rivolto a tutti i cattolici, tra i quali non mi colloco né per genere (sono donna) né per confessione cristiana». Qualcuno dovrebbe avvertirla che tra i cattolici ci sono anche delle donne. DIRITTO DI MORTE «Anche l'embrione ha diritto a un test», afferma un titolo dell'Espresso (in data 13 marzo), che però non dice che servirà a buttarlo se risulterà malato. L'articolo spiega soltanto che serve a «impiantare nell'utero della madre solamente embrioni sani», perché «questo servirà a evitare molti aborti terapeutici». Infatti una signora affetta dalla malattia di Huntington, dopo aver volontariamente abortito il primo figlio ha chiesto la fecondazione artificiale, «che necessita di almeno sei ovuli fecondati» e per questo si è rivolta all'associazione Madre Provetta. L'Espresso precisa che «con le diagnosi in vitro si possono evitare molte malattie ereditarie». Basta uccidere il malato quando è piccolo. EI FU STALINISTA? È morto il 5 marzo, fu un «pazzo sanguinario», ma di lui il Manifesto (domenica 2) scrive ugualmente, «Ei fu», come se fosse stato Napoleone. Si sta parlando di Stalin, scrivendo del quale Luigi Pintor fa trapelare ancora un po' di nostalgia. L'Unità, che il 7 marzo del 1953 ne aveva scritto come dell'«alfiere del socialismo e della pace» e aveva titolato la sua prima pagina così: «L'opera di Stalin è immortale. Viva la sua causa invincibile!», ha invece dedicato a Stalin (mercoledì 5) un'analisi storico-politica di quattro pagine, aperta da un interrogativo dello storico Bruno Gravagnuolo: «Fu stalinista il Pci?» Davvero la migliore dell'anno.