Mattina feriale a Milano. Tutti di fretta: le mamme con i bambini, gli impiegati, i fattorini. Pochi a Milano, alle otto, stanno fermi: solo i mendicanti, fuori dai supermercati. Se ne incrociano almeno due ogni mattina: al primo dai una moneta, al secondo dici “mi spiace”.
Ma l’altro giorno uno era molto insistente. Un ragazzo nero con un biglietto scritto in italiano: “Mia moglie non ha più latte, non ho i soldi per il latte in polvere per il bambino”. Anche di simili biglietti purtroppo se ne vedono tanti. E quindi, di fretta, avevo scosso la testa.
Solo che, salendo in auto, qualcosa mi ha fermata: e se quel ragazzo diceva davvero? Ho rivisto i suoi occhi, le mani tremanti nel mostrare il biglietto.
Ero già al volante. Ho fatto il giro dell’isolato, sperando che il ragazzo fosse ancora all’incrocio. Gli ho dato i soldi per una scatola di latte. Lui si è voltato ed è corso verso la farmacia lì accanto. Ma, un attimo ed è tornato indietro, quasi avendo dimenticato qualcosa. “Che Dio benedice tu!”, mi ha gridato, e poi via di nuovo verso la farmacia.
L’ho visto bene in faccia allora, il sorriso sui denti candidi, gli occhi neri sgravati dall’angoscia: per quel giorno, il suo bambino mangiava. Un giovane padre, davvero. Allora ho pensato a un mio figlio, che ha due bambini. Imperdonabile, se non mi fossi fermata.
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