«Il cuore è la dimora dello spirito». Affermazione facile da accettare, per noi. Nonostante ricorrenti tendenze di critica alle "ragioni del cuore" (illuminismo, nichilismo novecentesco), la linea forte della nostra civiltà vede il cuore al centro pulsionale dell'essere: dal cuore produttore incessante di ogni conoscenza degli Egizi, al cuore centro della vita dei poeti lirici greci e romani, al «mio cuore messo a nudo di Baudelaire», essenza della passione e della poesia… Ma la frase citata all'inizio prosegue in modo imprevisto: il cuore, dimora dello spirito, deve essere vuoto. Ha la funzione di far regnare l'armonia dei diversi spiriti, e di condurre questa armonia alla purezza del vuoto. Qualcosa qui diverge dalla tradizione a noi nota, con cui invece converge il punto di partenza. L'opera a cui stiamo attingendo è il Tao Te King. Il libro della Via e della Virtù, testo fondamentale del taoismo.Un libro sapienziale che ci conduce verso le vie del cuore, dello svuotamento, potremmo definire estatico, e che indica una via importante della spiritualità umana.E necessaria a noi, spesso vittime di una visione troppo razionalistica. Il suo massimo esperto e traduttore, il padre gesuita Larre, introducendolo, scrive che «è venuto il tempo di una riconciliazione tra la logica sviluppata in Occidente ed il pensiero sulla Via, meditato in Oriente».