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Charpentier, omaggio alla Vergine nella Francia sconosciuta di Re Sole

Andrea Milanesi domenica 30 aprile 2006
Alcuni risvolti delle vicende biografiche ed artistiche di Marc-Antoine Charpentier (1643-1704) sono ancora oggi avvolti dal mistero; non si è mai per esempio capito di quale natura fosse quella "indisposizione" che, riportata dalle cronache del tempo, impedì al musicista di partecipare al concorso per la carica di vice maestro della Chapelle Royale a Versailles e, di conseguenza, di ricoprire un ruolo di primo piano nella vita di palazzo presso la corte del Re Sole. Ciononostante, Charpentier si è saputo ugualmente imporre come il più prolifico compositore di musica sacra dell'Ancien Régime, dedicandosi con passione e assiduità ad animare con le proprie opere la vita religiosa quotidiana delle chiese e dei conventi più importanti nella Parigi della seconda metà del XVII secolo; distinguendosi soprattutto per la felice ispirazione che lo ha sempre accompagnato nel conferire un'appropriata veste sonora ai risvolti più intimi e poetici dell'avvenimento cristiano, come ampliamente testimoniato dai lavori per il Santo Natale e dal repertorio musicale dedicato alla Vergine. Un ambito compositivo, quest'ultimo, di cui si è recentemente occupato Alistair Ross che, dirigendo dall'organo l'ensemble vocale femminile "Concerto delle donne", ha realizzato un'incisione discografica di particolare interesse, intitolata appunto Music for the Virgin Mary (cd pubblicato da Signum e distribuito da Jupiter); vi troviamo raccolte alcune delle più significative pagine mariane di Charpentier, come il mottetto per la natività della Madonna Sicut spina rosam, l'oratorio In Nativitate Domini Nostri Jesu Christi, lo Stabat Mater e l'antifona Regina coeli laetare. Frutti artistici di una devozione semplice e sincera, sostenuta dal valore aggiunto di una musica che, lontana dai fasti della vita di corte e delle celebrazioni liturgiche al cospetto del sovrano, si rivolge unicamente al fedele raccolto in preghiera; perché, stando alle documentazioni coeve, le voci delle monache del convento di Port-Royal, a cui Charpentier destinava gran parte delle proprie creazioni, erano " dolci, chiare, espressive, armoniose, toccanti; atte a commuovera gli ascoltatori fino alle lacrime e, nello stesso tempo, a colmare il loro cuore di gioia e consolazione".