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Chailly ci guida alla riscoperta dello Stabat Mater di Rossini

Andrea Milanesi domenica 17 agosto 2003
Si dice che Gioachino Rossini abbia pianto dalla commozione ascoltando per la prima volta lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi, benché eseguito in un contesto del tutto amatoriale. Un'opera che il compositore pesarese richiamò senza dubbio alla memoria quando, intorno al 1832, venne invitato a musicare il testo della sequenza di Jacopone da Todi che descrive la sofferenza della Vergine ai piedi della croce; l'esito finale risultò comunque assolutamente personale, forte di un linguaggio vivo, realistico e altamente scenografico. E forse proprio per tener maggiormente fede a tali inclinazioni creative, per la prima esecuzione italiana lo stesso autore volle che a Bologna - due mesi dopo il battesimo parigino del 7 gennaio 1842 - il suo Stabat Mater venisse diretto dal grande Gaetano Donizetti. Da allora questo capolavoro sacro si è trovato al centro di una serie ininterrotta di interpretazioni di riferimento, guidate dalle più illustri bacchette: una sequela prestigiosa che oggi approda a Riccardo Chailly, protagonista di un'importante incisione discografica (pubblicata da Decca e distribuita da Universal Music Italia) a capo della fedele compagine olandese della Royal Concertgebouw Orchestra, del Netherlands Radio Choir e di quattro cantanti solisti d'eccezione (il soprano Barbara Frittoli, il mezzosoprano Sonia Ganassi, il tenore Giuseppe Sabbatini e il basso Michele Pertusi). Dopo un'assidua e acclamata frequentazione con il repertorio teatrale rossiniano, il direttore milanese si cala tra le pieghe dello Stabat Mater portando alla luce l'incisività di una sapiente scrittura contrappuntistica, ma lasciando soprattutto scorrere in libertà l'inarrestabile torrente melodico della composizione, per ricondurlo poi sempre all'interno di un alveo di intensa spiritualità; calandosi tra gli abissi di una drammaticità continuamente risvegliata da michelangioleschi squarci di luci e di ombre, che richiamano alla mente visioni di un eroismo solenne, quasi epico. E lo straziante dolore della Madonna di fronte al Figlio morto pare trasferirsi sulla scena di un vero e proprio teatro dell'anima: luogo di stupore e di mistero, in cui tutto può accadere.