Certi «media» passano il buon gusto e la misura
Forse per questo Panorama descriveva già la «Guerra tra cardinali sui conti del Vaticano». Anche i pentastellati hanno avuto la loro parte: secondo Il Giornale «Il Vaticano scomunica Grillo», imponendogli «Giù le mani da san Francesco» mentre, secondo Libero, Grillo «si è beccato il vaffa della Chiesa». Va ricordato anche il Corriere della Sera per una sua uscita in un politichese-ecclesialese sufficientemente criptico: «I Dp di fronte al Pd: il battesimo speculare con "La locomotiva" cantata da Rossi-Guccini».
Ma quello che si direbbe un colmo è ancora del Corriere, sul quale l'ex ambasciatore Sergio Romano, in vista del centenario della rivoluzione russa, presenta un libro di Marcello Flores D'Arcais definendolo «Il Vangelo secondo Lenin» e parla del bolscevismo come «di una religione messianica», dei primi seguaci («gli apostoli»), del «costruttore della chiesa» (Stalin) e infine di «una legione di monaci combattenti, pronti al martirio». Per fortuna Il Foglio, che è giornale pacato e, di solito, fa i titoli sottovoce, ha usato un linguaggio pacifico. Si tratta di un vecchio commento che riguardava il Festival di Sanremo e voleva essere di caldo complimento a Maria De Filippi, co-conduttrice dello spettacolo: un'intera pagina del Foglio aveva per titolo «Assunzione di Maria in Cielo». Il sacro che diventa volgare, la misura che diventa smisurata e offensiva. Ed è importante sapere, a questo punto, che secondo Libero, «il turpiloquio fa bene alla salute» (titolo del 17 maggio scorso).
Ci sono poi le nuove bibbie: sul Giornale «La Bibbia delle serie», con tutte le fiction tv degli ultimi 25 anni. E su la Repubblica «La Bibbia del capitalismo» comprata da un miliardario cinese ed è la più importante rivista di economia e finanza, che contiene la classifica dei più miliardari capitalisti del mondo dal 1917. C'è davvero da chiedersi quale lingua si parli nel mondo dei "media", tenendo conto che questo nome collettivo è una traduzione imprecisa. A metà del secolo scorso fu importato nell'inglese britannico e in quello americano e usato dallo studioso Herbert Marshall McLuhan. Nel suo trasloco, però, passò dall'originale latino "media" (plurale di "medium") all'angloamericano, estendendo il significato e cambiando la pronuncia: cioè da "medio" (che sta nel mezzo) a "media", cioè "mezzi" (strumento) di comunicazione (pronuncia "midia").