Le nuove puntate vanno in onda in seconda serata il venerdì, le repliche in prima serata la domenica. È un fatto curioso. Ma non è il solo in un reality che di curioso, diciamo così, ce n’è fin troppo. Inoltre, la domenica, la replica dell’ultima puntata è a panino tra due vecchi episodi per un totale di quasi quattro ore dedicate a Il castello delle cerimonie, programma di Real Time in questione. Fino alla quinta stagione si chiamava Il boss delle cerimonie ed era condotto da Antonio Polese (Don Antonio), il proprietario del Grand Hotel La Sonrisa di Sant’Antonio Abate (Napoli), location di matrimoni sfarzosi e poi anche di compleanni, comunioni e battesimi. Dopo la morte del boss, dalla sesta stagione, il programma ha cambiato titolo e conduzione diventando Il castello delle cerimonie con alla guida la figlia di Polese, Donna Imma, in coppia con il marito Don Matteo. Arrivati alla dodicesima stagione nulla è cambiato: resta il trionfo del kitsch, lo stile artificioso, l’esaltazione del pacchiano. Ogni episodio segue da una parte la vita quotidiana della famiglia di Imma e dall’altra la cerimonia organizzata in modo tale che i clienti possano sentirsi «principi e principesse». Nella maggior parte dei casi si tratta di feste lunghissime, che iniziano con pranzi della serie l’abbondanza prima di tutto e proseguono con musica melodico-partenopea e danze tra invitati in abiti appariscenti di pessimo gusto. Ogni tanto viene tirata in ballo in malo modo anche la religione. Negli episodi di domenica scorsa si è fatto ad esempio riferimento alla Candelora che scaccia il maltempo, oppure inopportunamente a Carlo Acutis, ma soprattutto a lasciare davvero perplessi è stata la bambina che festeggiava la Prima comunione e si lamentava per l’ostia troppo asciutta (non diciamo cosa proponeva per renderla più «appetibile» perché si rischia l’irriverenza).
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