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Cercare senso e scopo Non di vivere 120 anni

Alberto Caprotti giovedì 11 luglio 2019
Roma, Palaeur, qualche giorno fa: cinquemila persone, parcheggio pieno come per un concerto, torpedoni da tutta Italia per l'evento che prometteva di «cambiare la medicina per sempre». Un popolo devoto si è radunato per ascoltare il verbo di Adriano Panzironi, 47 anni, giornalista (sospeso dall'Ordine dei giornalisti), profeta della longevità da tempo denunciato dall'Ordine dei medici per abuso della professione e truffa, nonché autore del libro “Vivere 120 anni” che ha venduto dal 2014 a oggi 400mila copie.
Un “guru” mite il Panzironi, 20 milioni di fatturato l'anno, una tv tutta sua ossessionante anche nel nome (Life120 Channel) che diffonde in tutta Italia il programma più seguito, “Il Cercasalute”, con lui stesso eterno protagonista in studio, capelli pettinati con un petardo, magro come un sedano. Sarà capitato a molti di vederlo, specie di notte quando la televisione offre il peggio per far compagnia a chi non ha di meglio. E di cambiare canale dopo avergli sentito dire che eliminando i carboidrati, scegliendo un sistema di vita più sano e soprattutto usando i suoi (costosi) preparati a base di erbe, si guarisce da ogni malattia o quasi, cancro compreso. E si vive abbastanza per diventare trisnonni.
Eppure, tanta gente ammira estasiata questo santone laico delle proteine: insospettabili attempate casalinghe di Voghera sgomitano per stringergli la mano e dichiarare davanti alle telecamere che da quando lo seguono sono guarite dall'Alzheimer e un po' anche dalla psoriasi, hanno dimenticato cosa sia la gastrite e fanno pure le scale di corsa.
Molto incide il fattore psicologico: Panzironi dispensa una soluzione facile per problemi complessi, cosa che è inevitabilmente allettante. Chiama i suoi accoliti più fedeli «angeli del Life120», promette di farli partecipare, crea un movimento e adunate di massa. Sentirsi parte di qualcosa, invece di anonimi malati solitari distrutti dal diabete e succubi delle medicine, è dirompente: fa pensare di riavere il controllo, di essere attori di qualcosa di speciale. E di potersi finalmente ribellare in un colpo solo alla tradizione, alla dieta mediterranea, al destino e alla ovviamente bieca scienza ufficiale. Il sottotitolo del suo libro infatti è “La verità che nessuno vuole raccontarti”, un concetto meno originale di un cucchiaio di ricotta magra a colazione anziché tre uova fritte con il bacon.
Ma a parte l'effetto placebo e l'ovvia salubrità di certi geniali consigli dietetici (poco pane e tante fibre, mi raccomando), e al di là della inconsistenza del sistema-Panzironi sulle patologie importanti, forse è umano e comprensibile (ma non raccomandabile) che decine di migliaia di persone siano disposte a credere a tutto pur di guarire e stare meglio. Resta da capire invece perché lo facciano quando entra in gioco l'ipotesi di potere davvero trascinare la propria vita oltre i limiti fisiologici. Non è certo illecito augurarsi di resistere fino a 120 anni, ma è perlomeno curioso che in una società sempre più popolata da anziani si cerchi di rifiutare l'idea che esista la vecchiaia. Molti insomma studiano come allungare la vita quando invece sarebbe più furbo allargarla.
In questo caso, i finti medici e i beveroni a base di erbe non bastano: serve capire invece che non dovremmo cercare di vivere molto a lungo, ma di vivere "abbastanza". Perché arrivare a 120 anni quando capita che a meno della metà degli anni molte persone già non sappiano che cosa fare della propria vita? Più che preoccuparsi del futuro e di quanti anni ci restano da vivere dovremmo occuparci dell'adesso che abbiamo, delle cose da fare ora. Non sentiremo mai dire a un imbonitore televisivo che peggio della paura di morire c'è la paura di non aver vissuto, ma è probabilmente questo alla fine il vero senso di tutto. Più di un piatto di pasta in meno e di qualche pillola magica in più.