Quasi tutti da giovani abbiamo pensato che quelli prima di noi ci avessero lasciato un mondo schifoso. Qualcuno poi si è fermato lì, ha chiuso gli occhi e incrociato le braccia, ripetendo che gli avevano rubato il futuro. O qualcosa del genere. E ha usato questa denuncia di furto come alibi per non provare nemmeno a cambiarlo quel mondo. Troppo facile. Come invece è difficile oggi tentare di dare un indirizzo a chi viene dopo di noi. Operazione presuntuosa, ma doverosa per non allinearsi a quelli che oltre alle braccia oggi hanno incrociato pure il cuore e il cervello. Credo comunque che il miglior consiglio che la mia generazione possa dare ai giovani sia quello di non ascoltare i nostri consigli. Coronavirus a parte, gli stiamo consegnando un mondo di plastica e un Paese di odiatori seriali con 2.471 miliardi di debito pubblico (ma il dato è per difetto visto che aumenta ogni secondo che passa) e pretendiamo di insegnare loro cosa si deve fare? Fabrizio De André cantava che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio. Può essere vero. Ma più utile probabilmente è suggerire a chi ha meno anni e più coraggio di noi, di fare ogni giorno in retta coscienza almeno una cosa che ha paura di fare. Può non bastare, ma aiuta a crescere.