Sono stati sette giorni di pensieri tristi. Il più triste, l’addio a Ilario Castagner. Il mister gentile del Perugia dei Miracoli. Il Grifo robot della stagione 1978-’79: squadra con gioco all’olandese che chiuse il campionato con il record d’imbattibilità nel campionato a 16 squadre, 30 partite senza sconfitte. Ma fu 2° posto, dietro al Milan della stella di Nils Liedholm. Però di quel Perugia parlano ancora anche i muri in città, con quella scritta sbiadita dal tempo in cui si legge lo scioglilingua celebrativo dedicato ai piccoli eroi che fecero l’impresa: «Se Butti Casarsa Dal Fiume Bagni Speggiorin». Ilario è stato un padre per ragazzi come il Condor Franco Vannini. «Se non si fosse rotto Vannini, quell’anno avremmo vinto lo scudetto» va ripetendo mio padre Mario da 45 anni, tifoso sfegatato del Perugia. Davanti alla sua panchina, l’Ilario vide la “gambizzazione” di Vannini da parte dell’interista Fedele. Un’entrata assassina battuta in diretta dalla tastiera di Gianni Brera che vergava avvelenato: «Se è vero che il cane è un animale fedele, allora Fedele è un cane». Castagner e il Perugia è un romanzo da riscrivere, pieno di gioie e anche di dolori. Il dolore più grande per lui era stata la morte, sempre in diretta, di Renato Curi: il cuore generoso del 24enne centrocampista smise di battere quel tragico 30 ottobre 1977 durante Perugia-Juventus. Curi cadde morto davanti alla panchina dell’Ilario. Con Castagner se ne va l’ultimo verso di quel calcio di poesia. Il bello dell’Ilario era che con lui potevi parlare anche di scrittori, di musica e di artisti come il geniale Alberto Burri, che in quella stagione miracolosa, da Città di Castello si muoveva domenicalmente verso Pian di Massiano o volava in trasferta a San Siro con l’amico artista Norberto per tifare il Perugia. Una favola di cuoio, una di quelle che si tramanderanno ancora. Anche perché oggi, che tutto è cambiato nell’intronata routine del pallon leggero, sono più le storie drammatiche e i noir che le favole. Lo sa bene mister Antonio Calabro, 46 anni, tecnico della Virtus Francavilla che nel cuore della notte è stato svegliato dal rumore di alcuni colpi di pistola sparati contro la sua auto. La Virtus Francavilla viaggia serenamente a metà classifica nel girone dominato dal Catanzaro, ed è a soli 3 punti dalla zona playoff. Quindi si escluderebbe la pista della minaccia degli ultrà scontenti che in una Repubblica fondata sul pallone è una pista che non si può mai escludere e i Carabinieri che indagano lo sanno. Le telecamere hanno registrato che il folle pistolero salentino viaggiava in monopattino. Unica certezza? Siamo all’ultimo stadio della follia. E lo stesso vale per quelle calciatrici della Repubblica Democratica del Congo (serie A femminile congolese) che alla fine della partita hanno inseguito l’arbitro, lo hanno circondato e poi picchiato con una violenza che nemmeno Mike Tyson quando saliva sul ring. Il video mostra poi le risate di scherno di queste “calciatrici killer” che, forse, con una pistola in mano, come il folle del monopattino, forse non avrebbero esitato a giustiziare anche il povero arbitro, quanto mai sperduto e mazziato.
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