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Cassa Forense, precedenza alle famiglie per il welfare 2018

Vittorio Spinelli martedì 19 giugno 2018
Fra le diverse iniziative per l'assistenza professionale e familiare riservata ai 240 mila legali iscritti alla Cassa Forense, il Consiglio di amministrazione ha deliberato 12 bandi per l'assegnazione di contributi ai professionisti in difficoltà. Il Regolamento di Assistenza della Cassa prevede infatti lo stanziamento di 60 milioni di euro l'anno a sostegno della famiglia, della salute e della professione. Un'indagine Censis ha rilevato che oltre il 50% degli avvocati iscritti si è trovato in difficoltà economiche collegabili alla riduzione dell'attività professionale. Nello stesso tempo il 49% è stato impegnato da particolari cure per i figli, per il coniuge o per i genitori anziani. La categoria registra inoltre un crescente tasso di femminilizzazione, per oltre il 52%. I nuovi bandi – in scadenza il prossimo 31 luglio – sono dedicati alle famiglie numerose, oppure con un solo genitore e agli aspiranti al titolo di cassazionista. Contributi e borse di studio per altre necessità familiari e professionali sono stati distribuiti in altri bandi in scadenza a ottobre e novembre 2018 e a gennaio 2019.
Contributi Cassa. Lunedì 2 luglio (il termine del 30 giugno è un sabato) scade il pagamento della terza rata del contributo minimo soggettivo obbligatorio per l'anno 2018. E' intanto divenuta ufficiale la sospensione temporanea, dal 2018 al 2022, del pagamento del contributo minimo integrativo per quanti producono volumi d'affari inferiori a 17.750 euro l'anno. La Cassa procede ad annullare i relativi bollettini Mav già emessi a titolo cautelativo.
Procedimenti giudiziari. L'Inps riepiloga in un recente messaggio (n.2161) gli effetti della sospensione cautelare dal servizio dei pubblici dipendenti e del personale del comparto difesa durante lo svolgimento di un procedimento giudiziario. Solo per i procedimenti penali, va tenuto presente che durante la sospensione dal servizio, che ha carattere provvisorio, sono dovuti i contributi Inps sull'assegno alimentare, poiché l'assegno costituisce reddito imponibile da lavoro dipendente. Malgrado questo obbligo, il periodo di sospensione non è utile per la pensione e per il tfr, eccetto per i militari per i quali si computa il 50%. Solo una sentenza favorevole al lavoratore riqualifica la sospensione come utile a pensione/tfr, con la ricostruzione della carriera e la liquidazione degli arretrati della retribuzione. Una sentenza avversa produce invece, oltre a licenziamento o destituzione del lavoratore, l'obbligo di restituire eventuali contributi pagati dall'amministrazione pubblica e che si collocano dopo la data del licenziamento retroattivo.