«Casa mia è il paradiso» vite di migranti di ritorno
in quelli della capitale. Arrestato per strada dalla polizia è mandato a Tamarrasset e poi espulso alla frontiera col Niger. Raggiunge la capitale grazie al buon cuore di un camionista che commercia cipolle da esportazione. Dell'avventura in Algeria e del viaggio ricorda soprattutto la violenza e il razzismo. Arriva alla conclusione che solo a «casa sua c'è il paradiso». Paul, anche lui originario del Camerun: 19 anni di età e di mestiere è, a sua volta, calciatore. Sogna l'Europa e l'Italia in particolare. Dopo aver giocato nella vicina Guinea Equatoriale, pensava di poter spiccare il salto continentale. Ha lavorato per qualche mese a Tripoli, in Libia, per poi essere arrestato, detenuto e picchiato, come migliaia di altri migranti, in un campo tenuto da libici. Ha continuato a rifiutarsi di chiamare per telefono la sua famiglia per chiedere i soldi del riscatto e, per grazia divina – dice lui – è riuscito a scappare dall'inferno. Compie il viaggio a ritroso verso il Niger e, nell'attesa del ritorno al comune Paese d'origine si conosce con Jules e, assieme, giocano i supplementari. Darius, liberiano di nascita, ha conosciuto l'esilio in Ghana per dieci anni, assieme a migliaia di compatrioti. Tornato al suo Paese riparte e la vita diventa una cartina geografica che si sposta a seconda delle circostanze del momento. Opera il balzo migratorio in Senegal e poi in Mauritania per arrivare in Marocco. Infine, si ritrova suo malgrado in Algeria e da lì, come tradizione, viene deportato e poi espulso, spinto oltre la frontiera col Niger. Lui e la sua compagna Esther, originaria della Sierra Leone, che voleva raggiungere la Spagna e aveva pagato il solito "passeur", si erano incontrati in Mauritania. Avevano fatto credere alla donna che quell'altro lembo d'Africa era la Spagna promessa... Vedendo le persone piuttosto bianche di pelle e ben vestite nella capitale Nouakchott lei per qualche momento lo aveva anche creduto. Finché, Darius, incontrato perché comprava i pesci che lei aveva cominciato a vendere su una spiaggia, le aveva spiegato dove si trovava in realtà. Entrambi a Niamey, in attesa del ritorno in Liberia, hanno messo al mondo un figlio in Algeria, l'hanno chiamato Emmanuel, "Dio dom noi". Dio viaggia con loro, perché il paradiso non è lontano.
Niamey, 22 maggio 2022