Il nuovo romanzo di Armanda Capeder,
Il fotografo del secondo piano (Aereostella, pp. 160, euro 19) è un divertente saggio di psicologia animale: il mondo visto da un gatto, anzi, da una gatta che affaccia il muso sulla bella copertina, e ha il sottotitolo tutto per sé:
Isotta una gatta in giallo.Questa simpatica Isotta è una
self-made-cat: abbandonata dalla madre dopo il primissimo svezzamento, è accolta e adottata dai portinai del condominio di via Omobono 47, Gilda ed Ernani, appassionati melomani come i loro nomi suggeriscono. Isotta impara a vivere tutto da sola, ricambia l'affetto dei portinai, ma mantiene l'indipendenza (anche di giudizio) tipica della sua stirpe. Adorato dagli antichi egizi, il gatto è un simbolo ambivalente, spesso considerato diabolico. Nella celebre
Annunciazione di Lorenzo Lotto, la Madonna appare sorpresa e quasi spaventata dall'Angelo, mentre sullo sfondo un gatto in fuga inarca la schiena: può essere il diavolo che se la dà a gambe. Comunque, il gatto è un animale inquietante, che sa leggerti negli occhi e sembra possedere una saggezza antica.Isotta non è diabolica, si fa gli affari suoi ed è molto curiosa. Quando il fotografo del secondo piano, Paolo Lattanzi, viene trovato con la testa fracassata, la gatta si improvvisa detective, anche perché si sente colpevole di aver cancellato le tracce avendo leccato il sangue sulla statuetta arma del delitto. Siccome Paolo è stato ucciso in una notte di temporale, la prima osservazione di Isotta è che, non essendoci traccia di fango nell'appartamento, l'assassino doveva essere uno degli abitanti del condominio. Conclusione cui sarebbe dovuto arrivare anche il commissario Sartori, ma si sa che talvolta i gatti sono più perspicaci dei poliziotti.Chi dunque sarà stato a uccidere Paolo? Certo non l'Elvira Paini, matura benestante dal passato «allegro»: manca il movente. Tanto meno il mite professor Terzaghi, e neppure il maestro Lettieri, con le sue manie mistiche. Sembrano da escludere anche i Brambilla del terzo piano, pur con il loro odioso cagnaccio... Insomma, Isotta, con la scusa delle indagini, ci racconta la vita segreta che si svolge nelle stanze chiuse del condominio, finché giunge a individuare il colpevole (meglio, la colpevole) che ovviamente non sveliamo trattandosi di un giallo.Quello interessa è l'angolatura del racconto. La gatta si trova in situazioni moralmente imbarazzanti: il Lattanzi è un fotografo di pornografia gay; Isotta ascolta parole e ragionamenti spinti, assiste ad amplessi non solo animali. Essendo una gatta, non ha un senso morale, attraversa tutti quei casi (e quegli orrori) col suo passo leggero, con un ammiccamento delle vibrisse. Perché, allora, raccontare una storia simile, che peraltro ha molti passaggi divertenti, giocati anche su doppisensi che la gatta evidentemente non può comprendere? Perché Isotta può rappresentare i lettori e i telespettatori (le lettrici e le telespettatrici) di riviste e di trasmissioni di gossip, che trovano gattescamente "naturali" gli amori gay e i facili costumi di cantanti, attori e attrici, avendo perso la capacità di scandalizzarsi, appunto come Isotta. In questo senso, a una lettura profonda, il romanzo ha una sua antifrastica moralità. Il volume di Armanda Capeder, apprezzata linguista ed esperta di bon ton, è corredato da un cd affidato all'esatta pronuncia di Elena Di Cioccio e di Ninni Bruschetta, che leggono integralmente i 25 brevi capitoli di tutta la storia.