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Canonizzazioni, fama di santità e un nuovo modo di dire: io c'ero

Guido Mocellin domenica 4 settembre 2016
Nei giorni della canonizzazione, Madre Teresa di Calcutta ha rapidamente scalato la classifica delle notizie religiose più raccontate in Rete, conquistando il primo posto con percentuali intorno al 40%. Difficile tuttavia apprendere qualcosa di lei che già non si sapesse. Se, come insegna la Chiesa, «la causa di beatificazione e canonizzazione riguarda un fedele cattolico che in vita, in morte e dopo morte ha goduto fama di santità, vivendo in maniera eroica tutte le virtù cristiane», si capisce che, quanto più i media hanno contribuito a diffondere tale fama, tanto più sarà arduo, per i media stessi, incrementarla con nuove testimonianze. E tuttavia, tra i buoni effetti collaterali di una canonizzazione nell'era digitale, c'è anche quello di porre ancora una volta, per alcune ore, sotto una luce planetaria queste figure esemplari di sorelle e fratelli nella fede, prima che siano collocate stabilmente sui meno illuminati altari di pietra delle nostre chiese e cappelle.Insieme a Madre Teresa, sotto una luce potenzialmente planetaria ci saranno anche, uno peruno, le migliaia di fedeli presenti in piazza San Pietro per assistere al rito. Sappiamo infatti dalla Santa Sede che la «ripresa panoramica ad altissima risoluzione» consentirà, dal giorno successivo, di andare sul sito apposito (tinyurl.com/hts8fdt), vedere il video, zoomare fino a inquadrare, volendo, ogni singolo partecipante e condividere su Facebook l'immagine così ricavata. Il gioco si chiama «Io c'ero» e dovrebbe, fra l'altro, limitare i selfie; certo, i presenti dovranno stare particolarmente attenti a non scomporsi, dare segni di stanchezza o, non sia mai, chattare con il telefonino. Conosco qualche parroco che, se questa tecnologia diventasse a buon mercato, ne doterebbe volentieri la sua chiesa, durante le Messe domenicali...