Le spiagge vintage pullulavano di esemplari ormai estinti o svaniti. La mia spiaggia era la Versilia, non quella bene di Viareggio e Forte ma quella più popolare di Marina di Pietrasanta e Lido di Camaiore. Esemplari estinti: i calciatori. Oggi vanno a Ibiza a esibire bionde improbabili, protetti dai bodyguard. Tra gli anni 60 e 70 al Bagno Isonzo, per capirci, Lodetti e Rognoni ogni tanto palleggiavano con i bagnanti, nessuno li fotografava né li assillava per un autografo. Erano persone concrete, non icone intoccabili. Mi ricordo bene di Roberto Anzolin, portiere della Juve anni 60, in pratica il nonno di Buffon, tranquillo e sereno all’Albergo Alpino di Folgaria, lui che era di Valdagno, praticamente a un tiro di schioppo; e senza conduttrici televisive al fianco, al massimo avrà giocato a tressette con Rosanna Vaudetti, Lello Bersani e Alfredo Pigna. Al Bagno Isonzo veniva anche un ragazzone tra i 20 e i 30 anni con moglie e figlia piccina. Era Giorgio Gaberscik, che forse aveva già preso casa a Montemagno, tra Camaiore e Lucca, o forse no. E forse aveva già conosciuto il viareggino Sandro Luporini, o comunque ci mancava pochissimo. Tipi da spiaggia, roba estinta. Prendiamo i bagnini. Ai più giovani sembrerà strano, eppure non avevano tatuaggi. Se li avessero avuti, avremmo pensato che in gioventù avessero frequentato un cargo malese, una galera malese, qualche sordido angiporto malese. Però erano molto abbronzati e molto considerati. Non esistendo i canali meteo 24 su 24, erano loro ad annusare l’aria, guatare le Apuane, misurare a occhi socchiusi l’increspatura dell’onda e sentenziare: domani libeccio. E ci prendevano. Erano più scuri dei "marocchini". I nordafricani erano tutti "marocchini". Rari, secchi e rugosi come datteri disidratati, si trascinavano impassibili avvolti in 30 chili di tappeti di lana, sotto i quali la temperatura raggiungeva almeno i 60 gradi centigradi. Mai visti né sudare né bere né pronunciare
una parola. Né ho mai visto un bagnante acquistare un tappeto. La loro presenza è ancora un mistero. Forse era solo un’apparizione, un miraggio, un’evanescenza. Strillavano come aquile con il mal di pancia gli altri. I venditori di cocco erano irritanti: «Cocco, cocco bello, cocco fresco, cocco di mamma! ». Cocco di mamma a chi? I venditori di "chicco", un croccante bonbon di zucchero, ululavano con voce impastata: «Chiccooo! Diamo il chicco, diamolo alla menta, fragoline menta». Non sono affatto sicuro che le parole
fossero queste. Altri bambini erano sicuri dicessero «diavolo il chicco, diavolo la menta ». Se qualche venditore di chicco potesse illuminarmi, finalmente metterei fine a un dubbio che mi assilla da mezzo secolo. I più attesi erano i venditori di ciambelle e bomboloni, quelli toscani, pasta sottilissima e tanta crema.
Se però li mangiavi, per almeno due ore niente bagno: le mamme italiane erano categoriche, saresti morto all’istante, appena sfiorata l’acqua. I bambini tedeschi si abbuffavano, sbrodolandosi con somma goduria, e subito si tuffavano. E non morivano, anzi, sembravano più vispi di prima. I bambini italiani osservavano la scena, asciutti, meditando la vendetta. Avrebbero dovuto aspettare poco. Città del Messico, 17 giugno 1970: Italia-Germania 4-3, e adesso chi li mangia i bomboloni?