C'è una persona in ogni corpo
L'antropologia di ispirazione cristiana, anche se condizionata nei secoli da filosofie e teologie dualistiche, ha sempre riconosciuto il carattere "personale" del corpo, il quale colloca il soggetto nel tempo e nello spazio e ne segna la creaturalità, relazionalità, storicità. Illuminanti sono state le catechesi di Giovanni Paolo II sulla teologia del corpo.
L'incarnazione del Figlio di Dio e la sua risurrezione indirizzano alla valorizzazione del corpo umano, chiamato alla salvezza e alla gloria, per cui il compimento dell'uomo è la «personalizzazione della dimensione materiale e si conclude nella risurrezione della carne» (Karl Rahner). Tutto ciò richiama una molteplice responsabilità morale, cioè del rapporto sereno e corretto di ciascuno con la propria dimensione corporea, riconoscendone le potenzialità e limiti. Significa responsabilità nelle relazioni con gli altri e con l'ambiente naturale e sociale: con il corpo comunico, vedo e sento, partecipo agli eventi naturali, sperimento la crescita e l'invecchiamento, vivo la sessualità e l'amore, affronto la malattia e la morte.
Responsabilità significa cura del proprio corpo, prevenzione di certe malattie e delle conseguenze di abusi come alcol, fumo e droghe. Significa evitare di "punirsi/punirlo" come avviene in forme di bulimia e anoressia. Significa non utilizzarlo per l'esibizione e il successo, non rincorrere l'affermazione contro ogni limite (ad esempio il doping sportivo, oppure forme di utilizzo delle tecnologie nella procreazione e maternità surrogata), non cadere nella "vendita", come nella prostituzione.
Cancelliere
Pontificia Accademia per la Vita