C'è da aiutare Francesco Apriamo il portafoglio
Non è un caso se il magistero dei papi è stato sempre ricco di pagine sull'argomento. E forse è perfino inutile ricordare quante volte Francesco abbia parlato, e come parli quasi quotidianamente, dell'importanza della carità per e nella nostra vita, e l'esempio che egli stesso dà ogni giorno, soccorrendo, sostenendo, provvedendo a chi è nel bisogno. Dovremo ricordarcelo quando, domenica 27 giugno, saremo chiamati alla colletta per la carità del Papa. Saremo cioè chiamati ad aiutare e sostenere le opere di carità del Pontefice, essere uno dei milioni di rivoli attraverso cui il Papa è messo in grado di aiutare.
Che sono veramente milioni. Anni fa, credo trentacinque, ebbi modo di parlare con il responsabile dell'ufficio dell'Obolo di San Pietro, che raccoglie le offerte che arrivano da tutte le parti del mondo, per capire e raccontare come funzionava il sistema. Mi spiegò appunto che era quasi impossibile dire come come e quando si formava l'Obolo, in quanto arrivavano anche decine di migliaia di offerte di singoli, spesso assegni o addirittura contanti dentro buste indirizzate direttamente "Al Papa, Vaticano". Mi fece leggere alcune di quelle lettere, e una mi colpì particolarmente. Era di un'ottantenne signora americana, che diceva che aveva sempre sognato di venire a Roma per vedere il Papa, e che per il suo compleanno i figli le avevano regalato i soldi per il viaggio. Quei soldi li aveva invece spediti al Papa: «Sono troppo vecchia per affrontare il viaggio, e sono sicura che lei saprà utilizzare molto meglio questi soldi per i poveri». Domenica prossima pensiamoci, e non teniamo la mano in tasca. Siamo noi che possiamo aiutare il Papa.