Mentre un nuovo governo più o meno a scadenza nasce, scoppiano focolai di grottesca burocrazia nel comparto agricolo. Il più eclatante è quello della nocciola tonda gentile delle Langhe, da sempre usata nell'alta pasticceria. Ma dove sta l'inghippo? Nel 2004 è stata istituita l'Igp, che porta il nome di Nocciola Piemonte. Tutti contenti, dunque, salvo scoprire che il nome Tonda Gentile delle Langhe si può usare in tutto il resto d'Italia ma non nel territorio che ha la Igp. Fantastico vero? Pensate che il ciauscolo, sulla bocca di tutti per via del terremoto in centro Italia, per alcuni artigiani è soltanto salame morbido. O meglio: se il produttore di quel salume ha aderito alla Igp lo può chiamare ciauscolo, ma se il produttore tradizionale non s'è riconosciuto in quel disciplinare, che magari calpesta la tradizione di alcuni paesi, lo deve chiamare salame morbido. E alcuni fra i migliori produttori dell'ex ciauscolo, di fatto, sono stati beffati. Non sta bene neanche il mondo del vino, dopo che una battaglia di carte bollate ha decretato, in cassazione, che il Barolo del cru Cannubi si può utilizzare per tutta l'area del Cannubi, mentre alcuni volevano la specificazione di Cannubi Boschis, Cannubi Muscatel, Cannubi San Lorenzo e Cannubi Valletta. Difficile da spiegare questo intreccio di nomi e denominazioni, come pure suona una po' strana la denuncia che è partita nei confronti di un produttore di Dogliani che produce Barolo, con tanto di cantina a Monforte d'Alba, ma qualcuno lo ha accusato di aver imbottigliato il re del vino una manciata di chilometri più in là (vietato dal disciplinare). Ora, se il Orlando Pecchenino non fosse anche il neo presidente del Consorzio di Tutela del Barolo e Barbaresco sarebbe successo questo polverone dal sapore vendicativo? Anche Marco De Bartoli, indimenticato produttore di Marsala, si vide sequestrare la cantina per un teorema, salvo poi scoprire che era tutto infondato. Peccato che il sequestro sia durato anni, con mortificazione, salute a rischio e perdita di denaro. Sarebbe successo tutto questo se Marco De Bartoli non fosse stato nominato presidente dell'Istituto regionale della vite e del vino? E perché mai, nei giorni scorsi, alla contessa Vistarino nell'Oltrepò Pavese hanno gettato nelle fogne 5.300 ettolitri di vino? L'ultima denominazione che si è lamentata è quella del Prosecco: in Inghilterra hanno lanciato il tè al Prosecco. Sarebbe da accogliere come trovata pubblicitaria, ma in Veneto non ci stanno: il vino è una cosa seria. E anche le eventuali royalties. Ma come se ne esce da questo intrigo grottesco che si gioca sui nomi dei nostri migliori prodotti? Quale governo potrà rispondere? Almeno ai produttori di nocciole, tanto per cominciare.