Il libro di Baruc pone in modo esplicito la drammatica domanda: «Perché, Israele? Perché ti trovi in terra nemica? E sei diventato vecchio in terra straniera?» (3,10). La risposta non tarda a giungere: «Tu hai abbandonato la fonte della sapienza» (3,12). La sapienza consiste prima di tutto nella pratica della legge mosaica, la torah, manifestazione salvifica della volontà di Dio. Accanto a essa Dio ha posto, però, anche un altro istruttore per conoscere la sapienza, per dare la possibilità di camminare nelle vie di Dio (cfr 3,13), e esserne discepoli produttivi. Il creato, accanto alla legge, è un'ottima epifania della sapienza divina. Il depositario e artefice della sapienza è colui che «ha formato la terra per sempre» (3,32). Dimostrazione radiosa della sapienza divina si riscontra nell'ordine che Dio dà alla luce venendo immediatamente obbedito (cfr 3,33), allusione alla creazione della luce stessa venuta prontamente all'esistenza appena Dio ha pronunciato il suo comando (Gen 1,3). Di fronte al modo in cui saggiamente ed efficacemente Dio governa il creato all'autore sacro non sfugge la reazione: «Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia e hanno gioito; egli le ha chiamate ed hanno risposto: «Eccoci!», ed hanno brillato di gioia per colui che le ha create». (3,34-35). Il luccichio delle stelle esprime il loro entusiasmo per la sapienza divina che garantisce il possesso della terra promessa, vita prospera, intimità felice con Dio.