"Botteghe e mestieri": educare al lavoro per educare alla vita
Claudio me ne parla appassionatamente mentre assaggiamo alcune delle paste fresche fatte dai "ragazzi" della cooperativa (così li chiama sempre con grande affetto), nella cornice splendida delle colline faentine e accolti dal calore che spesso contraddistingue i luoghi in cui si lavora con gioia. «La nostra è una realtà nella quale operano più di 20 persone, che negli ultimi anni ha vissuto e sta vivendo uno sviluppo importante. Serviamo con i nostri prodotti ristoranti "illustri" e da poco siamo divenuti fornitori di grandi catene della Gdo come Conad e Famila. Tuttavia se penso a questi risultati non vedo solo il tanto lavoro fatto assieme ma soprattutto la voglia di farci guidare dal cuore in ogni occasione. Abbiamo sempre creduto che in ogni persona, anche la più fragile, risieda un desiderio che spinge verso la vita, talvolta nascosto e bistrattato, ma ben presente. A noi spetta il compito di accoglierlo e farlo crescere, attraverso il lavoro. È proprio questo sguardo diverso e pieno di umanità che arricchisce ogni comportamento, anche il più semplice, ogni processo produttivo, ogni attività, generando così risultati eccellenti».
Mi rendo conto scrutando i suoi occhi vividi che è come se rivedesse ciò che le "sue" persone riescono a fare ogni giorno, faticosamente magari, all'interno di questo progetto che oggi prevede una nuova sede, altri inserimenti di personale e lo sviluppo del mercato a livello nazionale. Così voglio che mi racconti qualcosa di più rispetto ai motivi profondi che sostengono la sua attività e quella delle persone che gli sono accanto, a partire da Rita, la responsabile della produzione, una donna che riassume in sé le competenze e l'umanità necessarie per lavorare con persone così fragili. «Quello che ispira le nostre scelte nasce sicuramente dalla passione e dalle conoscenze che abbiamo sviluppato nel settore della ristorazione ma soprattutto si incarna in alcuni valori che vogliamo testimoniare. Per creare un futuro migliore ai nostri ragazzi crediamo sia fondamentale dare loro un ruolo e una responsabilità precisi, così che ciascuno possa dire a sé stesso: "esisto anch'io, sono utile a qualcuno". In secondo luogo proviamo a far sì che questa responsabilità produca un risultato concreto, un prodotto fatto così bene che possa essere valorizzato economicamente affinchè tutti possano toccare con mano quanta dignità aggiunge questo risultato. Da ultimo facciamo in modo che le persone stiano con noi a lungo, imparino un mestiere e sentano che non li accogliamo soltanto in virtù della loro fragilità ma perché crediamo nelle loro capacità di essere parte integrante e importante di questo progetto, contribuendo insieme a noi al suo sviluppo».
Mentre "assaporiamo" tutta la bellezza che ci avvolge Claudio mi racconta di un'altra opera, a cui io sono molto legato, nata anni fa dalla stessa passione per il bene comune: il sito "Bottega del Monastero" (www.bottegadelmonastero.it) che attraverso la vendita di prodotti monastici che provengono dalle abbazie di tutta Europa prova a "raccontare" quanto le cose "buone e belle" siano sempre frutto di perizia, passione ma soprattutto di uno "spirito" diverso che le sostiene. Acquistare attraverso questo sito significa quindi non solo ricevere a casa prodotti straordinari e sostenere economicamente i monasteri, ma anche aiutare persone in difficoltà, offrendo loro una possibilità di lavoro.
Prima di congedarmi lascio a Claudio un ultimo pensiero su questo progetto e i protagonisti speciali che lo animano: «Da anni vediamo accadere dei miracoli nelle nostre persone e sappiamo bene che è sicuramente anche frutto del nostro impegno, e questo ci rende orgogliosi, ma prima ancora sappiamo che c'è sempre un Altro che guida le nostre mani e ci aiuta a coltivare i nostri desideri».