Una foto, mille parole. “Borderlands”, l'America lungo il confine col Messico
Uno scatto di "Borderlands": Nogales, Arizona, Maggio 2017
L’America decide oggi da che parte stare. O di qua o di là. Come se ci fosse un muro a separare due mondi, due visioni politiche. Un po’ come quello fra Stati Uniti e Messico divenuto il simbolo degli scontri elettorali americani fra repubblicani e democratici e che pone da sempre problematiche, riflessioni e accesi dibattiti fra il popolo a stelle e strisce. Lungo questo confine, fra il 2017 e il 2019, si è mosso il fotografo documentarista Francesco Anselmi indagando in maniera inedita sulle complesse dinamiche che lo compongono. Il risultato è Borderlands (136 pagine, euro 44,00, dollari 54,00), un volume internazionale pubblicato dall’editore tedesco Kehrer Verlag e curato da Renata Ferri. «Il muro è l'emblema della propaganda che, su ambo i fronti politici, caratterizza il racconto di questi luoghi – dice Anselmi, autore di servizi apparsi sulle più importanti testate internazionali (Le Monde, The Wall Street Journal, Die Zeit e molti altri) -. Ci sono punti del confine in cui un muro può avere senso, anche solo per evitare che i migranti accedano attraverso luoghi geograficamente pericolosi per poi perdere la vita nel deserto. In altri punti del confine invece anche una parete di trenta metri sarebbe inutile e verrebbe superata ugualmente. A questo proposito è interessante notare come presidenti democratici che mai hanno menzionato il muro come eventuale soluzione (da Clinton a Obama) siano stati quelli che hanno autorizzato la costruzione di gran parte del muro oggi presente, mentre Trump - che, come sappiamo, ne ha fatto il suo cavallo di battaglia - ne abbia costruite pochissime sezioni, di poche decine di chilometri». Paradossi della politica. E della propaganda.
Nella sua prima monografia, Anselmi indaga sul confine in maniera inedita, superando la visione emergenziale con cui spesso vengono affrontate le questioni legate alle aree geografiche liminari, raccontando la complessità di una striscia di terra lunga 3.600 chilometri, offrendo una visione sfaccettata di una regione ricca di contraddizioni, ma anche piena di vita e di umanità. Quest'area, attraversata da decenni da migranti e viaggiatori, è abitata da una vasta gamma di persone molto diverse tra loro, e nelle fotografie di Anselmi emerge come luogo a sé stante, distinto dai due Paesi che separa. Come afferma lo scrittore americano Francisco Cantù, autore di The Lines becomes a river / Solo un Fiume a separarci (The New York Times bestseller), in un testo che accompagna il reportage fotografico, Borderlands cattura momenti di «sconvolgente tenerezza ed estrema vulnerabilità», dando voce alle persone che vivono questi luoghi, ai loro sogni e alle loro realtà.
Contrariamente alla percezione comune di un confine completamente chiuso e militarizzato, Borderlands mostra come solo alcune parti siano effettivamente coperte da barriere fisiche. Le immagini rivelano differenze significative tra regioni come il Texas, dove il muro corre anche attraverso le città, e l’Arizona, un’area desertica in cui i migranti sono costretti a percorrere tragitti lunghi e pericolosi a piedi. Anselmi documenta con attenzione anche le problematiche legate alla sicurezza, come il traffico di droga e il movimento illegale di migranti, ma invita a riflettere su quali siano le risposte corrette a queste sfide. Attraverso il suo sguardo, le terre di confine si rivelano come uno spazio unico, popolato da persone che vivono vite ordinarie ma cariche di storie complesse e spesso dimenticate. Dalla Rio Grande Valley all’Arizona meridionale fino alla California.
«Borderlands – osserva la curatrice Renata Ferri – nasce dall’osservazione fotografica di uno straniero. Anselmi è il viaggiatore che perlustra il confine, cercando la sua lettura – in un felice sincretismo tra linguaggio documentario e reportage – di questa terra di mezzo. La luminosa cromia del bianco e nero mostra paesaggi deserti e lunari violati dal muro che, come un lungo serpente, corre accanto a frammenti di esistenze: quelle di sorvegliati e sorveglianti, entrambi protagonisti di una contemporanea tragica epopea che non avrà mai vincitori».
Con lo stesso approccio, Anselmi si sta dedicando ai confini dell’Unione Europea, per raccontare l'eterogeneità del nostro continente attraverso gli abitanti delle sue aree di confine e le diverse modalità con cui le comunità locali si relazionano a questa vicinanza, da Lampedusa alla Francia fino alle frontiere tra Polonia e Ucraina. Con o senza muri.
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