In un primo momento quel «Giovanni 8.7», trattandosi di un programma televisivo come Ciao Darwin, faceva pensare a un qualcosa del tipo «2.0». Difficile pensare a un versetto del Vangelo. Invece, «8.7» è proprio un riferimento a «Chi è senza peccato scagli la prima pietra». Da qui anche il saluto dell’ideatore e conduttore Paolo Bonolis in apertura della prima puntata dell’edizione numero 9 (venerdì sera su Canale 5) di quello che viene definito con non poco coraggio «show-antropologico»: «Italiani, scagliatori di prime pietre, popolo di madonne che piangono e di gente che piange per le madonne che c’ha». E se non bastasse, le solite categorie contrapposte si dividevano tra angeli e demoni. Ripensandoci però, già nel 2016 la settima edizione di Ciao Darwin si sottotitolava “La resurrezione”, perché il programma tornava dopo sei anni. Anche questa volta si tratta di un ritorno dopo quattro anni, il che vuole anche dire che va in onda da un quarto di secolo, dal 1988, a fasi alterne, ma sempre uguale a se stesso con le rammentate due categorie che si confrontano in prove più o meno d’abilità («A spasso nel tempo», «La prova di coraggio», «Il défilé», il quiz finale nei cilindri che si riempiono d’acqua a ogni risposta sbagliata...) e le solite interruzioni surreali dell’immancabile spalla Luca Laurenti. Ogni volta si va avanti per tre ore con Bonolis che parla in continuazione, capace di giocare con il linguaggio come pochi altri (questo gli va riconosciuto), ma con ammiccamenti, allusioni e volgarità sempre in agguato. Detto questo, con la certezza di essere accusati di non capire l’ironia sull’evoluzione della specie e il tono scherzoso e goliardico dello show, continuiamo a chiederci perché piaccia così tanto (4 milioni di telespettatori anche per questo ritorno) e perché le donne soprattutto non si ribellino a come Ciao Darwin le rappresenta.
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