S pumanti italiani sempre più di successo e in tutto il mondo. Buon segno un po’ per tutto l’agroalimentare nazionale che può, in qualche modo, beneficiare dell’effetto-traino di uno dei suoi prodotti più conosciuti e apprezzati. Anche se, com’è naturale, la concorrenza è sempre in agguato. A fornire la sintesi dell’andamento delle vendite all’estero di vini italiani è stato pochi giorni fa l’Osservatorio UIV che ha analizzato da vicino gli ultimi dati Istat sull’export relativi al terzo trimestre di quest’anno. Il dato che indica un ulteriore traguardo raggiunto delle bollicine nazionale sta nel confronto con i vini rossi. Per la prima volta, infatti, le bottiglie di spumante dirette all’estero (528 milioni) superano quelle di rossi e rosati (524 milioni) e allungano ulteriormente sui bianchi (460 milioni). UIV spiega che si tratta di «un sorpasso destinato a consolidarsi alla luce di una corsa, quella delle bollicine italiane, che ha visto quintuplicare la propria produzione nel giro di vent’anni e che si appresta a infrangere la quota record di un miliardo di bottiglie entro la fine dell’anno, con 355 milioni di pezzi consumati in Italia e nel mondo solo per le festività». Perché questo ulteriore primato? In UIV attribuiscono il balzo in alto delle vendite alla tipologia di prodotto e quindi al mercato di riferimento che è trasversale e differenziato. Detto in altro modo: lo spumante italiano coinvolge un numero di potenziali clienti molto più alto degli altri vini. Così, se in prima fila in quanto a vendite è il Prosecco, i dati riportano il successo un po’ di tutte le etichette spumantiere con una crescita delle vendite all’estero che nei primi 9 mesi dell’anno è arrivata a sei miliardi di euro. Secondo l’Osservatorio, l’Italia si sta quindi sempre più trasformando in uno Sparkling Wine Country, con gli spumanti già in testa rispetto a bianchi e rossi tricolori in numerosi Paesi non solo più nel Regno Unito, ma anche in Francia, Polonia e Repubblica Ceca, Spagna, Russia. Negli Stati Uniti (38% per i bianchi, 37% per gli spumanti), il sorpasso sarà cosa fatta per fine anno. In tutto ciò, come si è detto, va poi rilevato il gran successo del Prosecco. Ancora in UIV, viene fatto rilevare che «se dici spumante, non puoi che fare il nome di Prosecco». Non solo perché vale il 75% del totale spumante, ma anche perché il miliardo e 300 milioni di euro generato da gennaio a settembre viene da un fazzoletto di terra: 40mila ettari; oppure, se si vuole, il 6% del totale a vigna nazionale che in termini di valore (+12%) rivendica il 22% dei 6 miliardi di export targato Italia. Una condizione che deve fare pensare anche in altri termini: il successo economico degli spumanti nazionali è tutto sbilanciato su uno solo di essi.
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