Epoi ci sono i libri per bibliofili, libri preziosi, stampati in carta filigranata, con tavole d'autore, pergamenati, rilegati in pelle, in formati eccentrici, molto piccoli o molto grandi, che talvolta non rispondono neppure alla definizione di libro stabilita dall'Unesco nel 1964: “Per libro si intende uno stampato non periodico con più di quarantanove pagine”, altrimenti siamo nel campo degli opuscoli, di libretti, dei fascicoli. Un saluto nostalgico al compianto e rimpianto Vanni Scheiwiller, maestro dell'editoria bizzarra, con quei suoi librini che Montale chiamava “farfalle”. Diversi editori pubblicano questi libri elitari, per esempio la casa editrice Pulcinoelefante, di Alberto Casiraghi, che usa la stampa a mano. La tiratura è sempre sotto le 40 copie con esemplari numerati e fuori commercio. E c'è anche De Piante Editore, che recupera brevi testi inediti o dispersi di autori celebri. Luigi Mascheroni mi segnala una curiosità di Mario Soldati, il grande regista che nel 1959 incise l'ultima traccia di un disco 33 giri con un corso di dattilografia che l'Olivetti regalava agli acquirenti della Lettera 22, la ormai mitica macchina per scrivere che, da Montanelli in su e in giù, quasi tutti abbiamo usato (en passant: sempre macchina per, non da, scrivere). Il breve dialogo tra Soldati e un suo ipotetico professore di calligrafia, è distribuito in 24 pagine (formato 17x24), carta Century Cotton Laid White delle cartiere Fedrigoni (200 copie numerate, più dieci copie d'artista). Il titolo è Le regole della scrittura sono le stesse sell vita, e promette più di quello che riesce a mantenere, perché è pur sempre un'occasione pubblicitaria, al punto che il professore che definisce la calligrafia come «l'arte di formare caratteri con chiarezza, con eleganza e con uniformità», lascia perdere penne e pennini e si lancia sulla Lettera 22, ormai depositaria della calligrafia chiara, elegante, uniforme. E all'epoca non c'erano i computer, che oggi consento la più ampia varietà di caratteri e di impaginazione. Nei miei anni di scuola superiore, ho fatto in tempo a avere il professore di calligrafia che ci insegnava a usare il pennino con tre buchi per il corsivo in chiaroscuro, o quello a punta mozza per il tondo e il gotico. Si chiamava prof. Castagna, e ho imparato molto, anche se con l'andare del tempo la mia grafia è diventata quasi illeggibile e decisamente brutta. Effetto collaterale dell'indispensabile computer. Peraltro, quasi nessuno ormai sa scrivere chiaro elegante e uniforme, ed è andata in crisi anche la grafologia, che resta pur sempre uno scandaglio dell'animo umano. Dimmi come scrivi ti dirò chi sei. L'inedito di Soldati non è un libro secondo l'Unesco, ma è cucito con un refe marrone, come ci aveva insegnato la professoressa di italiano per fascicolare le nostre ricerche come facevano i notai d'allora.