Come contrastare le bestemmie su Facebook
Com'è possibile che accada questo e come si può fare per bloccare simili pagine?
I motivi alla base dell'assurda scelta di Facebook sono soprattutto tre. Il primo: l'anarchia, il dibattito e persino la lite tra utenti del social sono tempo e azioni che vengono spese all'interno del colosso digitale; e siccome più tempo la gente passa su Facebook e più il social ci guadagna, la società di Zuckerberg ha tutto l'interesse a passare per paladina della libertà di espressione così da non scontentare nessuno ma anzi creando “dibattito”. Quando il social ha bloccato alcune pagine o alcuni post è accaduto perché il sistema automatico ha ritenuto pornografiche alcune immagini (arrivando al clamoroso errore di censurare la foto storica della bambina vietnamita che corre nuda dopo un attacco al napalm) oppure la “censura” è scattata a causa di un elevato numero di proteste.
Secondo motivo. Facebook si dice proprietario ma non responsabile dei contenuti che vengono pubblicati sul social, pensando così di potersi smarcare da qualunque responsabilità.
Terzo motivo. La legge degli Stati Uniti, dove il colosso web risiede, non considera la bestemmia un reato. E questo fa sentire la società legalmente a posto.
E in Italia? Dal 1999 la bestemmia non è più un reato: è stata depenalizzata a illecito amministrativo. Gli autori sono punibili con una sanzione amministrativa che va da euro 51 a euro 309. Perché accada la bestemmia deve essere stata espressa pubblicamente.
Un post pubblico o una pagina pubblica di Facebook ricadono in questo ambito, visto che la giurisprudenza consolidata considera i social network “luoghi pubblici”. Nel caso invece un post o una pagina Facebook (ne esistono diverse anche di questo tipo) induca o istighi altri all'atto di bestemmiare si potrebbe profilare il ben più grave reato di “Istigazione a disobbedire alle leggi”, sanzionato dall'art. 415 del Codice Penale e che prevede la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Per provare a far chiudere una pagina blasfema – è bene saperlo – ci vogliono tanto tempo e tante, tante energie. Innanzitutto bisogna inviare (con l'aiuto di amici, reali o di social) centinaia e centinaia di segnalazioni al centro abusi di Facebook e in seguito fare una denuncia alla Polizia postale o alla Procura della Repubblica. Le eventuali indagini hanno però spesso tempi lunghi e non è detto che arrivino a conclusione, anche perché molti utenti sono iscritti a Facebook con profili fake, cioè con dati falsi.
Non per questo bisogna demordere. Anzi, occorre insistere con il centro abusi di Facebook perché chiuda le pagine blasfeme.
Ciò che invece tutti gli esperti sconsigliano è di attaccare i post o le pagine blasfeme con commenti o altri post sulle loro pagine. Per l'algoritmo di Facebook ogni commento, anche negativo, è un punto di “valore” che accresce il peso della pagina o di un post, aumentandone la circolazione e rendendola al contempo più difficile da estirpare.