La Juventus cosi' forte sta spegnendo il campionato. Lo dicono tutti. Come se il torneo riguardasse solo la Signora e quei club di vip (?) che la inseguono con speranze quasi azzerate. L'Inter è a -14 punti, il Milan a -17, la Lazio a -18, la Roma a -22, come il Parma, la Fiorentina a -24. Che c'entra? - direte. Al massimo ci può provare il Napoli di Supercarlo, a infastidirla. E pensare che nella storia che vado a raccontare il Napoli non c'era. Mi riferisco alle Sette Sorelle che negli anni Novanta-Duemila ci proponevano per un campionato mondiale e un calcio la cui immagine deliziava il colto e l'inclita, senza tanto cianciare di moduli, di tikitaka, di possesso palla, di fatturato. Di Var. Erano la Juve di Agnelli, il Milan di Berlusconi, l'Inter di Moratti, la Fiorentina di Cecchi Gori, la Lazio di Cragnotti, la Roma di Sensi e il Parma di Tanzi. Il Napoli - dicevo - non c'era più: vinto il titolo del '90 perse Maradona e dopo un paio di stagioni non fu piu' competitivo, fino alla B del '98. E avanti Milan, Juventus, Lazio, Roma, la Superjuve di Capello, Calciopoli, la crisi economica, presidenti famosi in rovina, addio Cragnotti, Tanzi, Cecchi Gori. L'Inter di Moratti prende tutto quel che può in solitudine finché torna la Nemica punita e rinata in B e dà inizio al Settennato tricolore. Cosi' siamo, oggi, e fingiamo di essere americani, cinesi, e piangiamo la Grande Bellezza di quei giorni che non torneranno più. Anche perché sopraffatti da torme di bufale esotiche ci siamo messi a giocar male. Siamo già pronti al calcio decubertiniano - l'importante è partecipare - ma è tutta una finta. Vincere è l'unica cosa che conta. Piuttosto, facciamo vedere che abbiamo una cultura, e se in Inghilterra un bravo italiano, Ranieri, soccorre la storia del Leicester e del Fulham, noi possiamo esibire il calcio provinciale più bello. Quello della Scuola Italiana. È trascorso un weekend da 29 gol ma le emozioni le danno - come a suo tempo il Crotone e il Benevento - il Cagliari, il Parma, la Spal, il Sassuolo, il Chievo. L'Empoli. Ecco, l'Empoli. La Scuola Italiana ha due maestri che vivono in altre classifiche, Allegri su, Iachini giù. Le loro sono storie parallele, modesto tran-tran da giocatori, anzi, Iachini (un '64) l'ho visto in A, a Ascoli, mentre Allegri (un '67) giocava nel Cuoiopelli. Stessa storia da allenatori, finché Galliani s'è preso Max al Milan e gli ha cambiato la vita, si sono separati per il capriccio di Barbara Berlusconi, Marotta gli ha ulteriormente rallegrato la carriera. Iachini è amato e ripudiato, va e viene dalle stesse società, produce risultati importanti ma non lo trattengono, forse ha un pessimo carattere, forse il 5-3-2 poco alla moda, forse quel cappelluccio antiestetico: fa fatica a cominciare un campionato, diventa il pronto soccorso. Oggi si riparla di lui. La lotta si è spostata sul fondo. Se le vip (?) vi annoiano giocate con l'Empoli di Iachini o il Chievo di Mimmo Di Carlo. Italian First.