Distratti di tutto il mondo, uniamoci! Liberiamoci dei sensi di colpa che da sempre gravano su di noi come macigni. La distrazione – nei giusti limiti – può essere una virtù. Bisogna ringraziare Marco Belpoliti che sulla "Repubblica" recluta una folta pattuglia di autori, viaggiando sulla macchina del tempo e delle discipline (titolo: «Elogio della distrazione»), e finalmente ci rincuora: «Lasciare che la mente voli lontana è un atto di speranza». Accade molto spesso, e non soltanto quando la mente, senza chiedere il permesso, ci mette in salvo evadendo dalla "prigione" di una lezione in classe, di una riunione, di un'omelia… Accade quando guidiamo, camminiamo, ascoltiamo musica. La mente "si distrae" e crea. Vedi la parola inglese serendipity, lo stato dell'anima e della mente che consente «scoperte fatte per caso». Conclude Belpoliti: «Non lasciatevi convincere dalle condanne morali e sociali della distrazione: ne abbiamo un gran bisogno. Se poi vi parlano della necessità di essere multitasking, diffidate: vogliono appropriarsi di quello spazio mentale opaco e improduttivo per metterlo al lavoro. Ha ragione Montaigne: pensare ad altro alimenta la speranza. E ora ne abbiamo proprio bisogno».
Basta non esagerare. La distrazione in redazione può combinare scherzi barbini. Uso della maiuscole e cambi d'iniziale non ammettono distrazioni. Sul "Corriere della sera" il titolo «Ci siamo persi l'Altro, l'Inatteso» fa pensare a una riscoperta di Dio. Invece no, gli altri di Massimo Gramellini siamo noi, fisicamente assenti. Con il lockdown Romeo finirebbe «per andare a prendere freddo sotto il balcone della sdegnosa Rosalina», che però nel sommario si tramuta in «legnosa». Rosalina, se leggesse, diverrebbe lagnosa?
Chi non si distrae, in occasione della scomparsa di Marco Formentini, sindaco di Milano negli anni 90, è l'antico sfidante Nando Della Chiesa, che il 3 gennaio sul "Fatto quotidiano" gli rende pubblico omaggio: «Lo saluto con rispetto sincero». Uno stile novecentesco.