I contadini cercano moglie. Non sono i soli. Tutti la cercano. E dove vanno a cercarla? In tv. Qualcuno, pur di sposarsi, accetta il matrimonio al buio, ben che vada a prima vista. In realtà accetta tutto pur di andare in televisione. C'è per questo un'ipocrisia di fondo in questa marea di presunti accoppiamenti digitali o satellitari, che vanno ad aggiungersi alle tante banalizzazioni di quello che un tempo veniva considerato il giorno più bello della vita e che adesso la tv fa dipendere solo dall'esteriorità di una location o dai fuochi d'artificio. Gli ultimi arrivati in video a caccia dell'anima gemella sono i ricchi: Milionario cerca moglie è il reality che mercoledì è sbarcato in prima serata su Sky 1. Uomini e donne dal fascino particolare (con tanto di “occhi color della menta”), rigorosamente molto ricchi, abituati al potere, “accettano” in ciascun episodio di vestire i panni di una persona qualunque (ad esempio un finto giardiniere), rinunciando a comodità e lusso allo scopo di trovare il “vero amore” (le virgolette sono obbligatorie). È così che il protagonista partecipa a tre appuntamenti al buio, in cui può mostrare la sua vera personalità senza dover essere giudicato in merito al proprio tenore di vita. Tra le tre persone incontrate, solo una viene scelta per un secondo e decisivo appuntamento. Al termine della serata, il milionario in incognito svela la propria identità. Il possibile partner deve allora decidere se accettare la verità e proseguire con la conoscenza o meno. Nel caso del primo episodio, lo “sfigato” di turno, che si dice non batta chiodo con le donne, è un certo Greg dal fisico tale che al confronto il David di Michelangelo è il ritratto di un rachitico. Per di più è un milionario con ville sul mare e garage pieno di bolidi, ma questo non va detto. Come se tutto il resto non bastasse a sedurre una donna. In sostanza Milionario cerca moglie è uno dei reality più insulsi, verrebbe da dire più idioti, visti negli ultimi tempi. E la concorrenza non mancava. Onestamente, se certi prodotti se li bevono gli americani passi, ma darli a bere a noi, no, proprio no. A meno che non sia un'opera di impegno sociale che critica la frivolezza dei nostri tempi e dei nostri costumi. In questo caso non abbiamo capito nulla, ma ci rifiutiamo ugualmente di vedere il secondo episodio alla ricerca di conferme in un senso o nell'altro.