Metti una sera tiepida, un moderno parco cittadino del centro, un’orchestra che suona la Nona sinfonia di Beethoven. Al tramonto, con il pubblico seduto sull’erba, senza bisogno di biglietto d’ingresso perché a volte l’incanto è così prezioso che non può avere un prezzo. Allora, se hai avuto la fortuna di esserci, non puoi non pensare che abbiamo cose meravigliose senza aver fatto nulla per meritarle. E che quasi tutta la bellezza che possediamo è il frutto del lavoro di altri, decine, centinaia, migliaia di anni fa. Uomini che hanno costruito cattedrali e fatto il Rinascimento, composto inni e scritto melodie inimitabili. E ci hanno lasciato in regalo l’eredità della luce che sprigionano, insieme alla pena di sapere che noi non siamo e non saremo mai bravi come loro. Ma la bellezza ci salverà comunque, perché basta guardarle certe cose e ascoltarli certi suoni per convincersi che hanno la forza di un vaccino. E che Dio c’è, anche solo perché ha permesso che esistano. Non è ancora nato un nemico tanto forte per cancellare un capolavoro: l’armonia è la cura, il disinfettante universale.
Qualcuno ha scritto che per sapere quanto un uomo sia ricco, occorre chiedergli quanta bellezza abbia vissuto. Noi, chi più chi meno, siamo ricchi abbastanza per resistere ancora a lungo. Basta aprire gli occhi e liberare le orecchie.