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Battaglia sui vaccini. E mancanza di riferimenti

Francesco Delzio sabato 22 luglio 2017
C'è qualcosa di profondamente avvilente e preoccupante nella discussione sull'obbligatorietà dei vaccini, che ha contagiato gli italiani dopo l'ingresso sulla scena del fronte "no vax". Una discussione che – prescindendo da qualsiasi fondamento scientifico e da qualsiasi autorità di settore – indica che stiamo assistendo a un fenomeno diverso, che sta a monte del merito della questione e merita di essere indagato. È la mancanza di una vera opinione pubblica in Italia. È il deficit di fonti autorevoli che possano fungere da "certificatore" tecnico/scientifico della veridicità delle notizie. È, in ultima analisi, l'assenza di riferimenti credibili per i cittadini.
Solo così può spiegarsi ciò che, apparentemente, non è spiegabile: il salto indietro di decenni compiuto dal nostro Paese, che l'ha portato ad essere inserito di recente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità tra i "Paesi a rischio" a causa della diffusione del morbillo (l'inchiesta che viene pubblicata proprio oggi su queste pagine rende più chiaro perché, ndr). In ambito sanitario, infatti, il rapporto causa-effetto è strettissimo: se il morbillo è ricomparso in Italia, ciò è dovuto ad una copertura vaccinale troppo bassa per il mondo avanzato pari all'87,3 per cento. Un dato medio, che nasconde Regioni con copertura addirittura all'80 per cento, e che «preoccupa moltissimo» come ha ammesso il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Alla quale va riconosciuto il merito di aver varato tempestivamente un decreto-legge necessario, sia per recuperare in tempi adeguati livelli accettabili di copertura che per armonizzare a livello nazionale i differenti obblighi di vaccinazione decisi dalle Regioni.
Ma forse, proprio per rispondere a quella mancanza di riferimenti che denunciavo all'inizio, servirebbe anche dell'altro. Ovvero una massiccia campagna di informazione sui media e un road show di pediatri nei territori, che dia vita ad una grande quantità di incontri dal vivo in cui i genitori possano esprimere liberamente le loro preoccupazioni per ricevere risposte convincenti e scientificamente fondate.
È una strada suggerita all'Italia dall'Ocse stessa. Ed è soprattutto l'unico modo per evitare che l'infezione delle menti ingrossi ulteriormente le file del fronte "no vax".