Basta con l'e-commerce. Un manifesto per le botteghe alimentari italiane
La legge della domanda e dell'offerta non fa sconti: quando è troppo si arriva al collasso. Guido Porrati, che si definisce “bottegaio” a Rapallo, ha accettato di stendere un manifesto per le botteghe alimentari italiane. Un atto per dire che dietro a un negozio non c'è solo una mera attività di compravendita, ma c'è conoscenza, professionalità, che in qualche modo va salvaguardata. Il manifesto, che sarà firmato a Milano il 28 ottobre a Golosaria, è declinato in dieci punti, ma la prima parola che salta all'occhio è “distinzione”. Chi si distingue ce la può fare; chi imposta la propria bottega secondo il triangolo “unico centro acquisti-dettaglio-consumatore” deve fare i conti con quella distribuzione che mette in atto economie di scala e acquisti più competitivi.
Così il primo punto del Manifesto è spiazzante: «La bottega italiana è interpretazione dei cambiamenti e non nostalgia di una congiuntura passata». Per cui la crisi diventa uno stimolo a percorrere l'unica strada: la distinzione. Come? Con la ricerca dei produttori di prossimità, gli stessi che hanno cercato sfogo nei “Gas” (i Gruppi di acquisto solidale) perché avevano esigue quantità di raccolti di frutta e verdura. Ma occorre che facciano rete fra loro, le botteghe, perché diventino massa critica per “raccontare” un territorio. Il quinto punto è affascinante: la bottega italiana è venditrice di stile di vita (l'italian way of life), ma è soprattutto presidio sul territorio, capace di attrarre persone che vengono anche da molto lontano. Il bottegaio poi è maestro di accoglienza, comunicatore, creatore di un luogo dinamico che scommette sulla personalizzazione dell'offerta.
Nei giorni scorsi a Carmagnola, il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo ha parlato di fatturati di miliardi per i punti di Campagna Amica, ossia di un progetto riuscito. A quando allora un progetto per il commercio virtuoso, che istituzioni e associazioni di categoria sembrano non voler guardare, voltando le spalle a un comparto che rischia l'agonia?