Effetto nostalgia. È quello che suscita una settimana senza Serie A. Per carità si può sempre ripiegare sulla Serie C, quello che l’ex presidente illuminato della Lega Pro Francesco Ghirelli giustamente definisce «la Lega dei comuni». Il calcio dei campanili più sani, fino a quando anche in quelle lande di provincia non arriva il megapresidente a promettere un grande futuro che poi si scopre è già dietro le spalle. E allora non resta che guardare al passato e immaginare che a volte ritorni o ritornino. È il caso di Mario Balotelli che a 34 anni pagherebbe pur di tornare a giocare in Serie A. Con i turchi dell’Adana Demirspor è finita e neanche tanto male: Super Mario in 49 presenze ha marcato 25 volte il tabellino dei gol. Chi prende Balotelli sa che il fiuto del bomber non lo ha perso, e lui per non perdere il gusto dell’iperbole ha informato i suoi potenziali acquirenti che se torna in Serie A «la smonta». Al Brescia e al Monza, le ultime due tappe di una lunga e frastagliata carriera, sono ancora smontati dalle sue prestazioni altalentanti e dalle esternazioni da eterno nevroromantico che erano tollerabili e tollerate quando Mario aveva vent’anni ed era considerato, a ragione, uno dei maggiori talenti della scena mondiale. Ai tempi in cui era sotto la procura di Mino Raiola i club che hanno creduto in Balotelli l’hanno riempito d’oro, esaltandolo fino alla perdita totale di un suo centro di gravità permanente. Per questo Mario non è stato mai credibile neppure come testimonial dell’antirazzismo, nonostante fosse diventato il bersaglio mobile di tutti gli stadi. Poi a Brasile 2014, quello che doveva essere il Mondiale della consacrazione si perse definitivamente iniziando una lenta discesa animata da guizzi illusori. Vedi il buon triennio di quiete apparente, 2016-2019, trascorso a Nizza dove, anche lì, è andato a segno ogni 180 minuti, 33 gol in 61 presenze. Arrivato a 30 anni l’ultima grande chance europea gliela offrì il Marsiglia, ma se l’è giocata male, come sempre. Così oggi Mario è un giovanottone, teoricamente maturo, almeno per l’anagrafe, che per giocarsi le ultime chance in A non può pretendere più la luna, ma al massimo 250mila euro per i prossimi nove mesi. È quanto gli avrebbe offerto il Genoa che sembrava disposto a giocare a rischiatutto. La firma imminente però pare sia ancora più a rischio. Molto dipenderà dal futuro di Gilardino sulla panchina del Grifone: se l’ex campione del mondo verrà esonerato, allora si aprirebbero le porte all’ex azzurro più folle del mondo. Vedremo. La domenica della nostalgia si è conclusa nel salotto di Fabio Fazio. A Che tempo che fa: ospite il mago del tiki-taka mister Pep Guardiola. Il collegamento con Roberto Baggio, definito dal Pep il “mahatma”, la grande anima del nostro calcio, ha commosso tutti, specie i tifosi nostalgici della Serie A anni ’90. Formidabili quegli anni in cui ancora circolavano grandi personaggi come Pep e Baggio che rendevano più umano e più vero anche questo sport, ormai ostaggio del folle mercenariato.
© riproduzione riservata