Avi, il genio di 17 anni che ha rifiutato 8 milioni
L'aspetto è quello di un ragazzo qualunque di 17 anni. Ha la felpa, i capelli lunghi e arruffati, la montatura degli occhiali trasparente. Sorride poco. Anzi, sorride a modo suo, cioè mai in modo vistoso e più con gli occhi che non con la bocca.
La stanza dalla quale appare in video è piuttosto anonima, non ha nulla né di tecnologico né di particolare. Nemmeno nei tre poster appesi alle pareti. Eppure lui, Avi Schiffmann, è la star digitale del momento. Il ragazzino che ha creato (con l'amico Daniel Conlon, curatore della parte grafica) uno dei siti sulla pandemia da Covid–19 più frequentato al mondo. Il suo ncov2019.live ha infatti raccolto oltre 70 milioni di visitatori.
«Cosa ti ha spinto a crearlo?», gli chiede su YouTube l'intervistatore di IdTech. E mentre tu ti aspetti una risposta che sveli strategie complesse, Avi risponde: «L'ho creato perché non trovavo siti con le informazioni che cercavo».
Poi racconta di come per realizzarlo si sia confrontato con altri programmatori nei gruppi web e abbia guardato tanti video tutorial su YouTube. E mentre lui parla ti torna alla mente ciò che sostengono gli scienziati cognitivi Steven Sloman e Philip Fernbach nel loro saggio L'illusione della conoscenza, quando sottolineano come il pensiero (anche il più personale) sia di fatto frutto di un processo collettivo. Come le idee. Che anche quando nascono «da sole», sbocciano anche grazie a mille altri input, molti dei quali restano invisibili e non li ricordiamo nemmeno più.
Avi appare pacato, trattiene un po' le emozioni. Per i suoi detrattori «ha creato un banalissimo punto di incontro tra i vari siti web governativi dei singoli Paesi». Sarà, ma ciò che ha fatto non può non farci pensare. Perché ci dimostra una volta di più quanto sia importante insegnare il coding nelle scuole.
Cos'è il coding? “Focus Junior” lo spiega in maniera semplice quanto chiara: «Possiamo intenderlo come una nuova lingua che permette di “dialogare” con il computer per assegnargli dei compiti e dei comandi in modo semplice. Giocando a programmare anche i bambini possono risolvere problemi “da grandi”, e diventare soggetti attivi della tecnologia».
Fin qui, penserete, questa storia non è poi così eccezionale. Nel mondo ci sono tanti altri ragazzi (quelli che comunemente vengono definiti «nerd») che danno vita a invenzioni tecniche interessanti.
Giusto. Giustissimo. Ma quanti di loro, come ha fatto Avi, rifiuterebbero offerte milionarie (si parla di 8 milioni) per cedere la propria idea, sapendo oltretutto che prima o poi l'interesse per il Covid–19 e la pandemia andrà a scemare? E quanti, come ha fatto lui, rifiuterebbero anche investimenti pubblicitari importanti sul proprio sito?
I suoi detrattori sostengono che la sua storia si stata «gonfiata a scopo pubblicitario». Mentre altri sottolineano come Avi sul sito chieda ai visitatori del suo sito un piccolo contributo (con la formula: se ti è piaciuto, offrimi un caffè). E visto il traffico che fa, se anche solo il 1% dei visitatori gli offrisse un caffè, guadagnerebbe quasi 700mila dollari.
Tanti, ma molto meno degli 8 milioni di dollari che gli avrebbe offerto. Su Twitter Avi è stato molto chiaro in merito. «L'obiettivo del mio sito è sempre stato quello di diffondere informazioni in tutto il mondo sulla pandemia in corso e non fare soldi, ci saranno opportunità per questo in futuro. Per me questo vale molto di più dei soldi».
Lo so, sembra una storia fin troppo bella per essere vera. Ma, ammettiamolo, ci fa bene scoprire che non solo uno dei siti più utili nella pandemia sia stato creato da un 17enne, ma che il suo inventore non abbia ceduto al miraggio dei soldi facili. E persino, se fosse confermata, all'offerta di assunzione che gli avrebbe fatto Microsoft, con un posto di lavoro prestigioso.
Perché abbiamo bisogno di ragazzi così. Che ci ricordino che il digitale è anche (meglio: dovrebbe essere soprattutto) condivisione. Della conoscenza, del pensiero e dell'aiuto reciproco.