Mi piace pensare, Maria, che anche la tua debolezza sostenne la tua forza, che sapesti accettare di attraversare tante incertezze, facendo aderire il tuo cuore a una fiducia che non si vedeva. E che per questo non ti è estranea la mia agitazione confusa, la mia indecisione, le paure che in certe ore mi aggrediscono e che tu, che tutto comprendi, sai abbracciare. Mi piace ricordare quanto fu difficile il tuo cammino, irto di ostacoli più duri di quelli che affronto io, battuto da ombre, derive e dolori. E che il tuo sguardo è diventato un immenso grembo, dove posso deporre tutto ciò che tanto mi costa e che tu, che tutto comprendi, sai abbracciare. Mi piace contemplare quella tua capacità di ringraziare. Di ringraziare l'annunciazione luminosa e le sue aspre conseguenze; quelle parole limpide e poi una dolorosa successione di momenti passati a domandarti come sarà; la mansuetudine della brezza e la durezza del vento. E che per questo tu abbracci la mia fatica di vivere con speranza la mia forza e la mia fragilità; quello che porto a termine e quello che lascerò incompiuto; quello che dipende o non dipende da me - e tutto tu comprendi. Mi piace sapere che trovasti i piani di Dio infinitamente superiori a te e che, una volta di più, ti sentisti piccola, sola e non all'altezza, come tante volte mi sento io. E anche per questo, nel fondo di me sperimento che mi abbracci, tu che tutto comprendi.