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Autorevoli sì, autoritari no Voto in condotta, scuola divisa

Umberto Folena giovedì 21 settembre 2023
Serve o no il 6 in condotta? L’Italia con i suoi quotidiani va in direzioni opposte. «Rimandato a settembre chi prende 6 in condotta. La riforma divide la scuola» è il titolo al servizio di Ilaria Venturi sulla “Repubblica” (19/9), che dedica al tema ben due pagine. Nella prima due interviste, allo studente e alla preside. Non una qualsiasi: Laura Biancato, dell’Itet Einaudi di Bassano del Grappa, due anni fa fu premiata come migliore preside d’Italia. Parla semplice, prima dote un capo. Domanda di Corrado Zunino: «Perché, oggi, i ragazzi sono più aggressivi?». Risposta: «C’è un problema di fondo, la crescita del bambino nei primi anni di vita. Lì si vede l’incapacità montante di molti genitori nell’impostare una relazione educativa, diventare guida. Qualcuno ti deve dire, presto, cosa è giusto e cosa è sbagliato. Il risultato è che un adolescente, a tredici anni, crede di poter fare quello che vuole. La seconda emergenza è la monocultura del denaro: è passato il messaggio che fare i soldi non richieda fatica». Nella pagina di fianco Chiara Valerio contesta al governo un uso improprio delle parole: a Valditara la confusione tra umiltà e umiliazione, a Meloni tra autorevolezza e autorità. Ma accanto alle voci critiche fioccano quelle favorevoli. «I piccoli delinquenti, i bulli e i maleducati sono avvertiti» esordisce Enza Cusmai sul “Giornale” (19/9), nella pagina che ha per titolo un virgolettato attribuibile a Giorgia Meloni: «Così torna il rispetto in classe». Più sbrigativo è “Libero” (19/9): «Ricreazione finita, torna il voto in condotta». Diventa bipartisan il “Fatto” (19/9). In genere poco propenso alle sfumature, stavolta affida a Virginia Della Sala due interviste allo psichiatra Paolo Crepet («È evidente: il metodo soft non sta funzionando») e al rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari («Disegnano un’istruzione autoritaria e classista»). Torna sull’argomento il giorno dopo soltanto la “Repubblica” (20/9) con il commento di Eraldo Affinati che avverte: «Il voto in condotta dovrebbe essere la stazione finale di un lungo percorso». Cita a lungo don Milani nel ricordo del professor Ammannati: «Don Lorenzo diceva: “Con me i ragazzi hanno sempre torto”». Severo, altro che permissivo. Ma soprattutto padre autorevole, non autoritario. © riproduzione riservata