Autonomi, una pensione eccezionale per gli esclusi dalla riforma
La vicenda risale al 28 dicembre 2011, giorno in cui entrò in vigore la riforma. All'epoca, furono esentati dall'aumento dei requisiti per la pensione i lavoratori e le lavoratrici che erano dipendenti nel settore privato e che già avevano maturato il diritto all'assegno mensile secondo le vecchie regole. Però non furono considerati i lavoratori autonomi, artigiani e commercianti. Oggi un ripensamento, durato quattro anni, cancella quella esclusione.
Il cambio di indirizzo si basa sull'appartenenza alla categoria dei "lavoratori dipendenti" esentati dalla riforma. Questa qualifica non è più legata al momento dell'entrata in vigore della legge. E' il caso, abbastanza comune, di chi è stato in precedenza lavoratore dipendente e successivamente, all'avvio della riforma, risultava lavorare come autonomo. Quindi anche gli artigiani e i commercianti che provenivano da un lavoro dipendente hanno ora diritto all'assegno mensile con le vecchie regole. A patto però che abbiano maturato i vecchi requisiti della gestione dei lavoratori dipendenti.
I requisiti. Si parte da un'età minima di 64 anni e 7 mesi. A questa vanno aggiunti, per una pensione di anzianità, 35 anni di contributi al 31.12.2012 oppure, sempre a questa data, "quota 96" (somma di età e contributi). Per la pensione di vecchiaia bastano alle donne 20 anni di contributi e 60 di età al 31.12.2012.
Resta ferma la facoltà per gli interessati di utilizzare anche i contributi che dopo il 2012 sono stati versati come artigiano o commerciante. E quindi, nel richiedere ora la pensione, possono aggiungere i contributi da autonomo a quelli da dipendente, ma in questo caso devono essere stati maturati i requisiti richiesti nelle gestioni autonome. Oppure possono richiedere l'assegno calcolato solo con i contributi da dipendente e, in seguito, chiedere un supplemento della stessa pensione calcolato con i versamenti da autonomo.
La procedura. L'Inps provvede d'ufficio a definire positivamente le pratiche in fase istruttoria e i ricorsi ancora non definiti. Per le domande e i ricorsi già respinti in passato occorre chiederne il riesame. Si ha diritto agli arretrati fino a cinque anni indietro. La vicenda dimostra come presentare ricorsi all'Inps non è mai superfluo, anche quando appare inutile e perfino quando la rigidità della legge appare insormontabile.