Assomigliare a Gesù nel quotidiano
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: "Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!". Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia [...]».
La gente ascoltava Gesù e capiva. Capiva che per entrare nel suo sogno (il regno dei cieli è il mondo come lui lo sogna) non servivano lunghe preghiere, né le formule esatte dei dottori in teologia: non chi dice Signore, Signore. Che bastava percorrere una strada più libera e viva: fare la volontà del Padre. Volontà di Dio è la mia impotenza avvolta dalla sua onnipotenza, che nessun uomo sia solo, che ognuno fiorisca a immagine di Dio, che abbia compagni d'amicizia e di festa, che sia creativo, libero e ostinato nell'amore.
Signore, abbiamo profetato nel tuo nome, scacciato demòni, compiuto prodigi. Ma io dirò loro: Non vi ho mai conosciuti. Voi non potete entrare.
Non entrano quelli che si vantano dei loro meriti, che si giustificano da sé, così indaffarati nel fare, da aver dimenticato l'essenziale. L'essenziale è dentro queste parole: non vi conosco. Dio cerca in me ciò che ben conosce: un riflesso almeno del suo amore.
Conoscere nella Bibbia è un verbo carico di potenza e di intimità, vuol dire incontrare, toccare, stringere, evoca l'incontro dell'uomo e della donna quando si amano e generano vita.
Non vi conosco: avete proclamato Cristo, avete venerato Dio, ma è rimasto esterno a voi, non c'è stato quel combaciare profondo, quello «stringiti in me, stringimi in te» (Testori), l'osmosi, lo scambio di vita.
Quanta gente straordinaria è lasciata fuori: profeti, esorcisti, taumaturghi! Ma il Vangelo non chiede cose eccezionali. Noi diciamo: beati i profeti. Lui ha detto: beati i poveri. Noi: beati quelli che fanno miracoli; Lui: beati quelli che fanno misericordia. Non nello straordinario, ma nel quotidiano noi assomigliamo a Cristo, in un bicchiere d'acqua fresca offerto, in un pezzo di strada fatto con chi ha paura, in una lacrima asciugata. In gesti come quelli di Gesù: quante volte si ferma, solo perché qualcuno lo chiama. Si ferma e si gira, non lo vediamo mai progettare grandi opere, ma ascoltare, imporre le mani, toccare occhi, orecchi, labbra, spezzare il pane, entrare nelle case, sedere a mensa.
Vale per noi tutti: meno opere e più gesti.
E poi c'è il terzo momento del Vangelo: la parabola delle due case. Una fondata sulla roccia, l'altra sulla sabbia.
Chi non costruisce le sue relazioni sull'amore, costruisce sul nulla. Chi edifica sull'amore non avrà una vita più facile, una famiglia senza problemi: strariperanno fiumi, soffieranno venti per gli uni e per gli altri. Non una vita semplificata, ma una esistenza nella consistenza, con più gioia, con radici salde, che combaciano con la roccia, una debolezza ma avvolta d'onnipotenza.
(Letture: Deuteronomio 11,18.26-28.32; Salmo 30; Romani 3,21-25a.28; Matteo 7,21-27)